Sulla via dei romani da Aquileia alla Serbia

Martedì 11 Luglio 2017
Sulla via dei romani da Aquileia alla Serbia
Assieme a quello cinese è stato l'impero più grande e longevo della storia, ben prima dell'Unione Europea. Fu l'Impero Romano a unire gli stati entro un confine lungo 7.500 chilometri attraverso 20 paesi. Per ridurre le immense distanze i romani costruirono più di 80mila chilometri di strade, tra cui una che da Aquileia porta a Viminacium, in Serbia: una via che fu importante sia per il commercio verso il Mar Nero sia per motivi militari. Questa strada, che l'Ue vuole valorizzare con il progetto Archest finanziato dal programma Europa Creativa 2014-2020, e che coinvolge la Fondazione Aquileia, il Museo Civico di Lubian, l'istituto per il patrimonio culturale di Sremska Mitrovica e quello Nazionale per l'Archeologia della Serbia, fu costruita tra la seconda metà del primo secolo a.C. e i primi anni del 100 d.C. La partenza è da Aquileia che fu un centro nevralgico dell'Impero, come testimoniano i tesori venuti alla luce: la basilica e i suoi magnifici mosaici del IV secolo, domus, palazzo episcopale, ma anche battistero, foro romano, porto fluviale e sepolcreto. Da lì, il percorso attraversava l'Isonzo e il Monte Nanos fino a Emona, l'attuale Lubiana, dove, secondo il mito, arrivarono gli Argonauti.
Al Museo Civico si possono vedere i resti della strada romana, mentre all'interno della città, un percorso costeggia l'antica cinta muraria e tocca, in particolare, il Parco archeologico casa di Emona, con le vestigia di un grande edificio in cui ci sono tracce di affreschi e mosaici. L'antica strada attraversava poi la Croazia per arrivare a Sirmium, oggi Sremska Mitrovica. Conquistata dai Romani durante le campagne dalmato-illiriche, divenne un'importante città dell'impero: situata lungo il fiume Sava. I lavori di scavo, iniziati nel 1957, hanno portato alla luce, tra gli altri, un palazzo imperiale, un ippodromo del IV secolo, terme e un granaio. Nel museo sono conservati diversi reperti, tra cui rari busti e teste in porfido e il lapidarium dove si trovano anche i resti di una villae urbanae. L'ultima tappa del percorso è Viminacium (Kostolac), poco distante dal Danubio e immersa in un bizzarro e contraddittorio paesaggio: una ricostruzione di domus, che funge da albergo e ospita anche laboratori per gli archeologi, si affaccia su campi coltivati, scavi e una miniera di carbone. D'altronde, è stato proprio il lavoro della miniera a portare alla luce le rovine dell'antica città. Qui venne organizzata la prima campagna contro la Dacia e qui Caracalla fu proclamato Caesar. Il potenziale del luogo è grandissimo: sono state trovate 14mila tombe e il tumulo dell'imperatore Ostiliano, oltre alle terme, ad un anfiteatro da 12mila.
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