MUSICA
Il ritmo delle sardine? Per un quarto d'ora lo batterà un emiliano

Venerdì 17 Gennaio 2020
MUSICA
Il ritmo delle sardine? Per un quarto d'ora lo batterà un emiliano cadorino. Domenica pomeriggio, a Bologna, le sardine torneranno a casa, lì dove sono nate quasi per caso due mesi fa, salvo poi diventare un banco di pesce fresco da nord a sud. Domenica, a una settimana dal voto, ci sarà il loro evento di punta di questa campagna elettorale per le elezioni regionali in Emilia Romagna. Cinquantamila euro raccolti in un paio di giorni per organizzarlo, Piazza 8 agosto (la più grande di Bologna) pronta a stiparsi dalle 15 fino a notte fonda, infiniti ospiti (da Moni Ovadia a Pif) e altrettanti gruppi. E tra i gruppi gli Skiantos e tra gli Skiantos lui, Gianluca Schiavon, il cadorino emiliano, nato a Pieve ma bolognese d'adozione. «Sì, ci saremo - ammette il batterista - suoneremo per un quarto d'ora circa, credo verso le 17.30, portando qualche nostro pezzo e poi la nostra versione di Mi piacciono le sardine, l'inno del movimento. Tutto è nato da quello, dal video cover che abbiamo girato di quel pezzo in salsa rocksteady».
Gli Skiantos sono sardine dunque?
«Gli Skiantos hanno sempre appartenuto a quella parte politica lì e siamo ben contenti che ci sia un popolo che scende in piazza nel mezzo di un nuovo Medio Evo. Ci saremo anche noi , e lo diremo. Viviamo nella regione più virtuosa d'Italia, il resto sono fake news e ignoranza».
Chi sono gli Skiantos sei anni dopo la morte di Freak Antoni?
«Sono un gruppo che da quel giorno non ha smesso di suonare, che ha tenuto alto il nome del gruppo, con una formazione che muta e cambia. Domenica per esempio non ci sarà Fabio (Testoni, ndr) che è caduto e si è mezzo rotto, per qualche tempo abbiamo collaborato con Omar Pedrini, ora spesso con noi canta Nevruz».
Insomma, parlando di Antoni possiamo essere dissacranti: la morte vi fa belli?
«Freak era ed è insostitubile, senza di lui non ci saranno mai più gli Skiantos di quei tempi, non è più lo spettacolo di prima ed è giusto che sia così. Alla fin fine non eravamo altro che il suo gruppo spalla. Freak però ci ha lasciato però un sacco di testi, li stiamo musicando, e ai nostri concerti ci troviamo sempre di fronte tre generazioni: nonni, papà e figli. Come rovinare le nuove generazioni (ride, ndr)».
E in Cadore Gianluca torna mai?
«Sì, per rompermi due costole (ride, ndr) cosa che mi è successa di recente. Tra gruppi con cui collaboro e lezioni di batteria il tempo è poco. Ridi e scherza cento concerti all'anno li faccio, poi la scuola, i progetti come quello chiuso da poco registrando l'ultimo album di Moltheni... Torno per le vacanze, lassù si sta sempre bene. Da turisti. Ma la mia vita, i miei figli, tutto è qui, a Bologna».
Alessandro De Bon
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