«Ammiro Dario Fo un clown straordinario»

Domenica 17 Settembre 2017
L'umanità non deve perdere la memoria, soprattutto quella negativa, se vuole sostenere e dire mai più. Wole Soyinka guarda al passato per trovare una soluzione nel futuro. Come ha fatto l'Italia con la stele di Axum all'Etiopia, se si continua a restituire tutto quello che è stato rubato all'Africa, allora noi africani potremmo anche chiudere un occhio sulla schiavitù dice quasi sorridendo. Con una cultura che non è statica ma dinamica, contro chi vorrebbe rallentare le lancette dell'orologio e tornare indietro. Durante la penultima giornata di Pordenonelegge al Nobel per la letteratura è consegnato il premio La storia in un romanzo da Chiara Mio, presidente di Credit Agricole Friuladria. Perché ha saputo raccontare il sostrato mitico della realtà africana con la coscienza letteraria di un autore immerso nella cultura europea novecentesca recita tra l'altro la motivazione - mescolando immagini della millenaria tradizione yoruba e della cultura classica occidentale.
Anche nell'affollato incontro aperto al pubblico gli intrecci fra cultura e realismo spaziano. Ci sono leader gonfi di se stessi, anche in Africa come in Corea, perché pure nel nostro continente tanti capi di Stato stanno tenendo la condotta da schiavisti. Con la conseguenza di annichilire le singole culture, che oltre a perdere identità tra l'altro non possono più farsi letteratura. Perché precisa Soyinka - ci sono letterature riconosciute come africane, poi quelle chiamate africane per far felici i critici. Esiste una letteratura che deriva da una società, nella lingua di quella società, son simboli ed immagini della cultura da cui deriva. Che sembrano contraddizioni, fino a chiamare in causa le divinità. Perché una lampadina accesa si può tradurre familiarmente con la mitologia del dio dell'elettricità. Così la società non si sente alienata sostiene potendo altrettanto evitare lo scollamento fra mondo razionale ed immaginazione. Contrastando il senso di nostalgia occidentale verso la costruzione di un'idea di Africa, dove le tradizioni confliggono con i diritti. Una delle mie battaglie esorta il Nobel è di non semplificare la cultura tradizionale, ricca di collegamento con risvolti attuali, anche politici. Dobbiamo approfondire le situazioni. Il problema sociologico è citare la cultura come giustificazione di alcuni comportamenti della leadership. Il re di un paese africano, però, non è come la regina d'Inghilterra. Può essere spinto al suicidio, una volta esautorato dei suoi poteri. Significativo, quale chiosa dell'incontro condotto da Marco Aime, il ricordo del collega nobel Dario Fo. Fin dalla prima volta che ci siamo incontrati in Grecia sussurra Soyinka lo considero un grande clown irriverente, di quelli saggi e ricchi di idee, come un matto di Shakespeare. Mantengo un grande rispetto per lui e Franca Rame, come conservo una bellissima illustrazione di cui mi fece dono in una mia iniziativa che trattava delle migrazioni.
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