Zoldo, appello per il restauro dell'organo unico al mondo

Mercoledì 8 Giugno 2016 di Tutto in legno d'abete con canne a sezione rotonda, è a Fusine Ha quasi 200 anni con inserti del '600, comitato raccoglie fondi
Quando l'hanno visto sono rimasti letteralmente a bocca aperta. E non erano dei ragazzini, bensì degli esperti che da sempre costruiscono e restaurano organi. Infatti, quello della chiesa di san Nicolò di Fusine di Zoldo Alto in provincia di Belluno è unico non solo in Italia, ma probabilmente al mondo.
La meraviglia era tutta per questo prezioso organo quasi completamente in legno, risalente ai primi anni del XIX secolo ma che presenta inserti risalenti al '600. «È davvero un unicum -spiega Renzo Bortolot, docente al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia e componente del Comitato per il restauro del prezioso strumento- la sua caratteristica è l'essere stato costruito praticamente tutto in legno laddove solitamente per le canne si usa il metallo».
Sapeva il fatto suo Agostino De Marco Brunet capostipite di una famiglia di organari di Zoldo: sapeva lavorare il legno, sapeva sceglierlo e sapeva scegliere anche i "collaboratori". Già perchè questo organo a 15 registri (cioè 15 file per complessive 600 canne circa) ha tutte le canne, sia di facciata che interne (solo 3 i registri in metallo), in abete dei boschi del Cadore a sezione tonda. Altra particolarità che lo rende unico. Infatti, ci spiega Bortolot, «Altri organi presentano canne in legno, ma non tutte e poi sono a sezione quadrata. Questa è l'opera di un vero talento».
E se il grande lavoro fu eseguito dal De Marco Brunet, questi si rivolse a Venezia per il somiere (la cassa su cui poggiano le canne), la tastiera e i mantici. Bussò alla porta della bottega di Gaetano Callido. Qui l'attribuzione non è certa ma sicuramente la scuola è quella del "Professor d'organo".
Ora questo pezzo unico ha bisogno di restauri. Costosi. «Per questo si è costituito un comitato, presieduto dall'ex sindaco Lucia Colussi, che ha già preso contatto con una serie di organari, e il Veneto vanta una grande tradizione di eccellenza» spiega Bortolot, ma ci vogliono soldi. Entro fine giugno dovranno pervenire i progetti con i preventivi poi si deciderà come muoversi e in che tempi. «Ma la discriminante non potrà essere solo economica - precisa con passione Bortolot - perchè c'è un valore tecnico e storico da preservare. L'appello è quindi a tutti, privati e istituzioni, perchè quest'organo stupendo non finisca nell'oblio e possa diffondere ancora le sue note antiche».
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