Vajont, una ferrata per ricordare

Sabato 3 Ottobre 2015
Nel segno del ricordo. E della sicurezza. È stata inaugurata ieri la "Ferrata della memoria", un percorso attrezzato che sorge in località Pascoli (lungo la strada che da Longarone porta a Erto). Si tratta di una via con finalità didattiche, turistiche, ma orientate soprattutto a stimolare la riflessione e a lanciare un monito rispetto a quanto accaduto il 9 ottobre 1963: la notte del disastro del Vajont. Proprio il Vajont, infatti, è il teatro naturale di quest'opera, nata da un'idea del Soccorso alpino (e in particolare del delegato bellunese del Cnsas, Fabio "Rufus" Bristot). La ferrata si inserisce in un progetto di più ampio respiro come "Saferalps - Studio di una linea guida per la messa in sicurezza delle vie ferrate e di sentieri attrezzati nell'arco alpino": un progetto partito tre anni fa, finanziato nel Programma Interreg IV Italia-Austria e sviluppato grazie all'appoggio di Dolomiticert, Università di Salisburgo, Cai Veneto e Guide Alpine. Perché scongiurare rischi e pericoli, sistemando i percorsi di montagna già esistenti, è forse il miglior modo per onorare le duemila vittime della tragedia.
Benedetta dal vescovo, monsignor Giuseppe Andrich, la "Ferrata della memoria" è stata presentata nella sede di Dolomiticert: «È un ricordo permanente - ha commentato il direttore generale dell'Istituto longaronese, Luigino Boito - che rimarrà impresso nella roccia. Un ulteriore simbolo della speranza e della ripresa di Longarone». I benefici potrebbero ricadere sul piano tecnico, su quello della sicurezza e del turismo: «Grazie a Fabio Bristot - ha affermato il sindaco Roberto Padrin - e agli uomini del Soccorso alpino, le vere sentinelle della montagna». E proprio da Bristot è nato tutto: «La storia non è quella già passata, che non è più. Ma è la storia che ritorna attraverso la memoria. Una memoria che si attiva per raccontare agli altri la vita che è ancora. Questo era il significato da cui è scaturita l'idea nel 2005 e il progetto, più tardi, quando ho trovato sul coronamento della diga una targa, posta da mio nonno a memoria di suo figlio Romano, operaio della Sade mai più trovato». E oggi, a Longarone, arrivano gli Alpini per la cittadinanza onoraria.(((dincam)))

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