«Troppe divisioni e campanilismi minano il futuro della provincia»

Sabato 22 Settembre 2018
LO STUDIO
BELLUNO Un' analisi della terra bellunese per portare ad una riflessione. E guardare avanti. Senza invidie per nessuno. Ma ammettendo che «la nostra provincia, stretta tra due autonomie, è sottoposta a stress.» Nella consapevolezza, peraltro, che «noi bellunesi abbiamo un retaggio da cui dobbiamo liberarci.» Di fatto non imitiamo Speedy Gonzales nel saperci innovare: «Siamo più lenti e anche più inefficienti». Tutte parole, queste, di Giuseppe Pat, presidente della Fondazione Società bellunese che, ieri pomeriggio ha messo insieme sei sindaci e un parlamentare Camillo De Pellegrin, Ennio Vigne, Sisto Da Roit, Umberto Soccal, Paolo Perenzin, Jacopo Massaro e Roger De Menech - e tre rappresentanti del mondo dell'impresa: Simone Piazza, Gianluca D'Incà Levis, Claudio Agnoli. Più il presidente della Provincia, Roberto Padrin, e un pubblico vario: da Ester Cason, per la Fondazione Angelini, al presidente dell'ordine degli avvocati, Marc De Col. Scopo dell'incontro: ridefinire i rapporti tra istituzioni, enti, imprese «che ancora fanno riferimento a modelli fordiani invecchiati, mentre oggi l'economia corre sui binari della conoscenza.» Con il rapporto produttività- efficienza che, in base ai dati mostrati da Pat, vede la provincia di Belluno fare acqua da più parti.
L'ANALISI
Il presidente Pat indica la via d'uscita «nel rinforzo dell'ente Provincia, supporto ai Comuni.» Non sono le divise di diverso colore dei sindaci a creare problemi: «Maggioranza o opposizione hanno poco significato.» A Belluno conta di più l'amore di campanile? «Tendenzialmente dovunque si è gelosi, anche legittimamente, delle proprie azioni. Qui, forse un po' di più, è questione antropologica. Mentre la soluzione, per crescere e innovarsi, sta nelle persone in forme aggregate.» Pat, che punta «ad una provincia riformata al servizio dei Comuni che rimangono il presidio vicino ai cittadini ha snocciolato numeri. Dalla densità abitativa (56 abitanti /km quadrato) al preoccupante indice di vecchiaia (215 contro i 163 del Veneto e 165 nazionale). Dal tasso di occupazione del 69% contro il 58% nazionale, al turismo che dal 2015 è in ripresa con «circa un milione di arrivi e presenze per quasi quattro milioni.»
SEMPLIFICARE
All'incontro ha illustrato la sua esperienza Luciano Gallo, direttore dell'Unione territoriale intercomunale delle Valli e Dolomiti friulane, e il coordinatore Maurizio Busatta che, puntando decisamente al potenziamento dell'ente Provincia, baluardo di riferimento, ha parlato di «strutture gracili anche per l'intersecarsi di farraginose attività», di iniziative «a pelle di leopardo».
Daniela De Donà
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