«Subito le competenze poi si tratta con Roma»

Lunedì 23 Ottobre 2017
I COMMENTI
BELLUNO Il primo commento arriva poco dopo l'una, quando ormai il 22 ottobre, data storica per Palazzo Piloni, è passato da un pezzo. Ed è un commento su dati parziali, ma che a poche sezioni dal termine parlano già di un quorum ampiamente superato. «Siamo stati più forti delle difficoltà. Abbiamo raggiunto e superato il quorum nonostante il peso degli Aire. Siamo riusciti a far capire l'importanza di questo appuntamento agli elettori - dice il presidente della Provincia Roberto Padrin - I bellunesi ci hanno dato fiducia e noi, io e il consiglio provinciale, dovremo ripagarla tutta». In che modo? Battendo i pugni sul tavolo del Governo e sul tavolo di Palazzo Balbi, a Venezia. «Per prima cosa chiederemo al governatore Zaia di lasciare a Belluno le competenze relative a caccia e pesca - continua Padrin - Perché abbiamo dato dimostrazione di una gestione ottima in questi anni. Poi tratteremo con lo Stato per far valere la specificità montana che ci viene riconosciuta dalla legge Delrio. La Provincia di Belluno ha bisogno di strumenti precisi e tarati sul territorio montano per poter mandare avanti i servizi ai cittadini e per poter combattere lo spopolamento che attanaglia le nostre vallate». E Sappada? La secessione va in seduta alla Camera domani. Tutti temevano che i sappadini avrebbero disertato le urne del referendum provinciale, soprattutto dopo la richiesta di moratoria che il presidente Padrin ha inviato alle maggiori cariche dello Stato. Invece, il 46% degli elettori ha scelto di andare alle urne. Nonostante tutto. «È un dato estremamente significativo - commenta Padrin - Temevamo che i Comuni referendari potessero essere freddi rispetto alla chiamata alle urne. Non è stato così. Questa partecipazione consistente è la legittimazione dell'unità di tutto il territorio provinciale. Il mio impegno partirà proprio da qui, dall'individuazione di forme di compensazione per questi territori che si trovano in una condizione di difficoltà maggiore rispetto al resto della provincia».
TRA LA GENTE
E ieri tra i seggi prevaleva il sì convinto. Tra chi è andato a votare l'opzione indicata era scontata. C'è chi usciva dalle scuole sedi elettorali convinto che il quorum sarebbe stato raggiunto e che le cose cambieranno sicuramente e in meglio. Chi, definendosi realista, affermava di essere andato a votare per puro senso civico «anche se non servirà a nulla». Poi ci sono stati coloro che hanno dichiarato di aver chiesto una sola scheda. La rosa. Non sono moltissimi, e con varie motivazioni. Le dichiarazioni, per scelta, le lasciamo anonime. «Ho preso solamente la tessera per la Provincia perché include già in modo esplicito le trattative Stato-Regione. Non serviva, quindi, un referendum regionale per iniziare a richiederle. In sintesi, poi, vale la regola che prima si fanno i compiti in casa, poi si va a bussare a Roma». Pure una ragazza ha affermato di non aver voluto la scheda azzurra: «Io non sono di sinistra, anzi. Ma non mi è piaciuta l'idea di Luca Zaia della scheda restituita a chi vota al referendum per l'autonomia del Veneto in cui si attesta, con tanto di timbro e numero, appunto di aver votato. È una forma di controllo, da sbandierare, che mi ricorda altre epoche». Una coppia ha lanciato un apprezzamento agli scrutatori: «Il nostro seggio, alle dieci, era pieno di gente. Eppure, con correttezza, veniva chiesto se si voleva votare per entrambi i referendum. Di fatto abbiamo visto che tutti hanno preso sia la scheda rosa che la celeste, ma ci è piaciuto lo stile». E chi ha deciso di rimanere a casa? «Doveva essere un referendum trasversale, con il governatore Luca Zaia a fare da locomotiva è il parere di un bellunese, contattato telefonicamente, che ha preferito l'astensione - La Lega, invece, un poco alla volta ne ha fatto una cosa sua. E, quindi, se fino a un mese fa pensavo di andare a votare, ora ho deciso che non faccio nulla per fare in modo che quorum venga raggiunto».
dt - ddd

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