Stop alle 18? Ascom e industriali divisi

Domenica 25 Ottobre 2020
LA PROPOSTA
BELLUNO «Guardi, glielo dico chiaramente: inizio a pensare che prima ci decidiamo a chiudere tutto alle 18 meglio è. Chiudere la movida alle 22 o alle 23 non ha senso. È dalle 18 che si abbassa l'attenzione». È metà pomeriggio quando la numero uno degli industriali della provincia di Belluno, Lorraine Berton, pronuncia queste parole. Le prime agenzie sulla bozza del Decreto del presidente del consiglio dei ministri, che prevede anche la chiusura alle 18 per bar e ristorante, comincia a circolare solo quattro ore dopo e l'effetto è quello di una doccia fredda per tutti.
LA REAZIONE
«Il pericolo è che alla fine della pandemia ci si trovi senza virus e senza imprese - spiega Paolo Doglioni, presidente di Ascom Belluno - Se questa ventilata chiusura si protrarrà fino alle feste, sarà come mettere in ginocchio bar ristoranti. Ci saranno attività che chiuderanno senza riaprire. La situazione sarà drammatica nelle grandi città ma da noi, che contiamo sulla stagione invernale, sarà anche peggio. Tenere aperto solo a pranzo e con l'asporto per molte attività equivarrà a rimetterci. La cassa integrazione può salvare qualcosa ma non i piccoli che si fanno lo stipendio con il lavoro. Bisogna salvaguardare la salute ma anche la cura dell'economia. Io non riesco a capacitarmi di cosa possa succedere. Si deve resistere. È una guerra che come tute le guerre crea difficoltà che bisogna sopportare. Ma dobbiamo mettere in conto che rimarranno dei morti sul terreno».
L'ALTRO FRONTE
Pur favorevole a una chiusura alle 18 di bar e ristornati Berton non vede altre possibilità per ripartire: «Servizi e turismo vanno aiutati subito. Io penso ai posti di lavoro, non alle aziende, è necessario cambiare il trend in fretta. Gli ospedali non possono reggere nuovamente il carico della primavera». L'agenda di Belluno nei prossimi mesi passa per l'appuntamento iridato. Per le imprese, poi, ogni giorno diventa cruciale per recuperare il terreno perso durante il confinamento, rischiare un lockdown totale, di nuovo, non è un'ipotesi neanche da valutare: «Non parlo di salvare le aziende, parlo di salvare i posti di lavoro. Se qualcuno ha formula perfetta questo è il momento. L'unica cosa su cui sono d'accordo i medici che dibattono del tema è il distanziamento, lavarsi le mani e usare la mascherina. Di giorno viene fatto, dopo le sei di sera cala l'attenzione, ti rilassi e fai il patatrac».
L'APPUNTAMENTO
«In prospettiva Mondiali credo che se non blocchiamo questi numeri nel giro di due tre settimane, saranno Mondiali molto diversi da quelli che ci aspettiamo. Questi numeri, se non si inverte il trend, tra un mese si ritorceranno contro di noi. È matematica. Più infettati hai più puoi infettare. È un sacrificio, vivo le difficoltà del turismo in prima persona. Nelle aziende continuiamo a usare gli stessi protocolli di marzo e per il momento abbiamo dimostrato che funzionano. Io ho chiesto anche al personale di mantenere le stesse regole che tengono in azienda anche in casa e fuori casa. Vedo molta responsabilità. Purtroppo quella che paghiamo è l'irresponsabilità di luglio e agosto. Per tenere il piedi il Paese, le scuole aperte, le manifatture e permettere al settore sanitario di proseguire con la lotta al virus non vedo tante altre soluzioni alternative alla chiusura alle 18. Il settore sanitario è appena uscito da un dramma, è buon senso sostenerlo. Ma serve subito un piano per turismo e servizi. Non è pensabile che negozi e servizi aspettino l'elemosina. Superare e supportare le attività nei prossimi sei mesi, durissimi, è questione di buon senso».
LA SCUOLA
Secondo Berton le scuole devono essere le ultime, assieme alle aziende, ad abbassare i battenti, pur essendo i ragazzi tra i primi sospettati di questo effetto ventilatore del contagio: «È naturale che il distanziamento sociale passi in secondo piano o involontariamente i ragazzi se ne dimentichino. Sono spiriti liberi. Però non possiamo dimenticare che il modo per sostenere medici e staff è necessario trovarlo. Non abbiamo la bacchetta magica, meglio usare il buonsenso. La didattica a distanza non la vedo come una soluzione sempre percorribile. Soprattutto con gli studenti più piccoli. Io sono preoccupata di trovare il modo per sostenere medici e staff ospedaliero, non possono affrontare una replica di quello che c'è stato».
L'IPOTESI
Serrande abbassate ovunque dalle 18, tranne nel settore della manifattura è l'ipotesi inserita nella bozza del governo (resa nota ieri pomeriggio) e perorata dagli industriali bellunesi. «Se lo facciamo subito per due, tre o quattro settimane riusciamo ad invertire la tendenza. Se aspettiamo non so cosa succeda. Non ci sarà la vendita delle aziende (che è già in corso) ma ci sarà la svendita. Dobbiamo essere tutti coscienti che la partita si gioca insieme, nessuno escluso. Non riguarda politica, sindacato, imprese o studenti. O la famiglia è coesa o rimangono solo macerie».
Andrea Zambenedetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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