«Roma non ha capito: ora dignità ai bellunesi»

Venerdì 24 Novembre 2017
LE RIPERCUSSIONI
BELLUNO Non è finita finché non è finita. L'ultima parola su Sappada potrebbe non essere quella della Camera. La Regione Veneto potrebbe impugnare il trasloco in Friuli Venezia Giulia e piantare un bel ricorso alla Corte Costituzionale. E la Provincia di Belluno cosa può fare? Sfruttare il caso Sappada come un grimaldello. Per aprire la strada al riconoscimento della specificità montana, prima di tutto; «per ridare dignità al Bellunese e ai bellunesi» dice il presidente di Palazzo Piloni. Ma anche per evitare l'effetto frana. Dopotutto, ci sono altri Comuni che aspettano di traslocare oltre confine. Già, Padrin. Ci sono altri Comuni. Da Cortina a Lamon...
L'INTERROGATIVO
Cosa succederà adesso? «Sappada è la punta di un iceberg. Di sicuro rappresenta un precedente pericolosissimo. Continuo a credere che il Parlamento non ha capito cosa stesse facendo e non ha capito cosa dovrà fare d'ora in poi». Effetto domino? «È normale che i Comuni referendari chiedano lo stesso iter di Sappada. Ma intanto deve esserci il via libera sia da parte della Regione di appartenenza, sia da parte della Regione di approdo. Da quanto so, il presidente della Provincia di Trento ha già detto che non vuole appropriarsi dei Comuni bellunesi». E Cortina? «Non so se la Regione Veneto sarà interpellata e se eventualmente dirà sì al passaggio di Cortina in Alto Adige. Mi auguro di no».
IL CONSULTO
Torniamo a Sappada: è andata definitivamente? Cosa può fare la Provincia? «Può solo appoggiare un'eventuale impugnazione da parte della Regione. Ho sentito l'avvocato Gaz che mi ha illustrato il percorso. Prima ci deve essere la firma di Mattarella sul passaggio di Sappada in Friuli. Poi, se la Regione fa ricorso alla Corte Costituzionale, noi possiamo procedere con un atto ad adiuvandum». Nient'altro? «Nient'altro. Penso però che il caso Sappada ci abbia portato in dote la dimostrazione lampante del fallimento delle non politiche per la montagna portate avanti in questi anni. Adesso è arrivato il momento di ridare la giusta dignità alla provincia di Belluno che merita il rispetto degli enti superiori, perché non è più possibile vivere dei residui delle realtà a statuto autonomo vicine. Comprendo il disagio dei sappadini e le ragioni che hanno portato a quel referendum. Comprendo anche le ragioni degli altri referendum. Per questo chiedo che ci sia rispetto per una provincia che subisce da decenni una concorrenza sleale che adesso non è più sostenibile. Belluno merita competenze e risorse aggiuntive per colmare un gap esagerato e insostenibile. La forza dei bellunesi è anche questa: essere riusciti a creare un tessuto imprenditoriale vivace e attivo nonostante la concorrenza. Ma è arrivato il momento di rivendicare ciò che ci spetta».
I FONDI DI CONFINE
Tra l'altro si parla della possibile istituzione di fondi anche per i Comuni confinanti con il Fvg. «Ben venga. Si tratta comunque di risorse limitate e per pochi. Belluno ha bisogno di soluzioni strutturali». Risorse e funzioni aggiuntive diceva: tradotto, sarebbe l'autonomia chiesta nel referendum del 22 ottobre. «Esatto. Il percorso è proprio quello segnato dal referendum. I bellunesi si sono espressi in maniera chiarissima e inequivocabile. La Provincia ha dato mandato a un team di esperti e alla Cgia di Mestre di individuare una serie di competenze e risorse che dovranno sostanziare il nostro autogoverno. Siamo determinati a ottenerlo nel più breve tempo possibile». Belluno Provincia autonoma? Metti mai che poi i sappadini ci ripensino... «L'ho detto: dal referendum di Sappada a oggi sono cambiate molte cose. Ai posteri l'ardua sentenza».
Damiano Tormen
Ultimo aggiornamento: 12:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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