ROCCA PIETORE
«Noi rappresentati a tutto il mondo come enti e persone diversi

Domenica 7 Aprile 2019
ROCCA PIETORE
«Noi rappresentati a tutto il mondo come enti e persone diversi dalla realtà». Rocca Pietore, il paese e la sua gente, non sono quei «lazzaroni assistenzialisti» dipinti dalla turista bresciana Laura Internicola. Parole scritte a tre mesi da Vaia in un post su Facebook rimbalzato in tutta Italia. I rocchesani lo dicono, con tanto di dati di come è stata gestita quell'emergenza, al Tribunale di Belluno. Lo scrivono nell'atto di citazione nella causa civile in cui è stata chiamata la turista. E chiedono un maxi-danno di immagine per il Comune di un milione di euro. Con quel post, come spiega al giudice nel ricorso l'avvocato Antonio Prade che difende il Comune, è stata data un immagine «grandemente deformata» con attribuzione di «fatti e condotte riprovevoli e del tutto falsi». A prova di questo porta i fatti.
L'EPICENTRO
Nel pomeriggio del 29 ottobre dalle 19 alle 21 c'è stato un vero e proprio uragano di inaudita potenza, come confermato dall'Arpav. Da qui parte il racconto di quanto passato in quella emergenza, un evento che ha avuto come epicentro proprio Rocca Pietore. «Ben 24 dei circa 30 torrenti presenti sul territorio comunale - viene spiegato nel ricorso - sono usciti dal loro alveo, trasportando a valle più di 300 metri cubi di detriti, fango e alberi, pari a circa 15mila camion da cava». «Molti villaggi - si legge - sono stati inondati in maniera irreparabile, molte case e alberghi riempiti di melma con danni di centinaia di migliaia di euro». E poi i numeri del dramma: «Nel giro di poche ore il ciclone ha rovesciato a terra solo a Rocca Pietore, qualcosa come 120mila metri cubi di alberi su 1500 ettari. Un primo approssimativo calcolo a stimato in 600mila le piante schiantate su oltre 10 milioni dell'intero Veneto». Poi le case scoperchiate: 70 a Rocca, col tetto seriamente danneggiato. «Da subito sono venuti a mancare i collegamenti telefonici con un blackout elettrico che ha lasciato tutti i 27 villaggi del Comune al buio, nell'isolamento più totale perché la viabilità era preclusa».
AL LAVORO
«Dopo un primo comprensibile smarrimento - si spiega al giudice - già la notte del 29 ottobre le squadre di volontari locali del Soccorso alpino e Vigili del gioco, con i volontari ambulanza hanno iniziato a lavorare incessantemente alle prime priorità. La mattina successiva tutti i cittadini abili erano al lavoro sul territorio comunale, al fianco dei volontari. Nel frattempo il Comune aveva attivato alcune imprese locali con le loro macchine operatrici e le maestranze». Poi arriva sul territorio la Protezione civile nazionale e regionale, i tecnici Enel, Terna, le autorità. «Tramite l'ausilio dei media tutti hanno potuto verificare la determinazione con la quale l'organizzazione si è mossa», si dice. Dal posizionamento in tempi record livello europeo di 23 giorni del nuovo acquedotto per la Val Pettorina. Alla capacità organizzativa del volontariato locale: in una piccola cucina si sono preparati pasti per centinaia di persone al giorno per un mese. Si distribuivano anche 400 pasti giornalieri.
I DANNI
In totale i danni per Vaia, solo per Rocca, sono stati calcolati in 107 milioni di euro. Ben 37 milioni 340mila sono di competenza comunale (70 milioni extra comunale ovvero Terna, Enel Genio civile eccetera). Tra questi 3 milioni di ponti e carrabili rovinati. Altrettante le spese per l'esbosco. Un milione e 200 per le strade silvo-pastorali. Solo di straordinari del personale comunale si parla di 55mila euro. Tre milioni invece di progettazione e direzione lavori. Ma la turista che e``ra arrivata a 3 mesi dal disastro, voleva che tutto fosse pronto accusando i rocchesani di non aver fatto nulla.
Olivia Bonetti
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