Quote Ascotrade: Gsp vuol vendere e sanare il debito di oltre 30 milioni

Mercoledì 14 Aprile 2021
Quote Ascotrade: Gsp vuol vendere e sanare il debito di oltre 30 milioni
SOCIETÀ PARTECIPATE
BELLUNO Vendere o non vendere le quote Ascotrade? I sindaci della provincia hanno tempo un mese per pensarci. La messa sul mercato dell'11% di quote detenute da Bim Gsp all'interno della società di energia elettrica e gas permetterebbe, se la matematica non è un'opinione, di portare nel bilancio della società dei sindaci circa 21 milioni di euro, un gruzzolo che riporterebbe in equilibrio finanziario la società e consentirebbe di finanziare investimenti senza alzare la tariffa dei cittadini. È stato questo l'unico punto all'ordine del giorno ieri, nell'assemblea dei soci Bim convocata naturalmente online.
PESA IL DEBITO
Ad aprire i lavori è stato Fabio Buttignon, il professionista incaricato di redigere la perizia utile a valutare i benefici di un'eventuale cessione e il valore delle quote nel mercato. Il consiglio d'amministrazione non ha fatto segreto, da parte sua, di essere più che propenso alla vendita perchè i 30 milioni di debito sono ancora lì e pesano sulle spalle di una società che dopo anni di difficoltà ha bisogno di rialzarsi e aprire ampie prospettive di investimenti. Considerato il valore per cliente, la reddività annua e l'andamento del mercato e del settore, la quota in mano a Bim ha un valore stimato di 2122 milioni, pari a quanto incasserebbe in termini di redditività in 14 anni.
IL PRESIDENTE SOMMAVILLA
Per il presidente del consiglio di amministrazione Attilio Sommavilla e per Fernando Cignola, legale di Gsp, il momento giusto per uscire è adesso. «Siamo ad un punto importante di svolta ha dichiarato Cignola ai sindaci -, in questo momento il mercato può ancora rispondere alle nostre proposte; la nostra partecipazione non è di core business e considerando come oggi il mercato sia molto volatile si rischia nel medio termine di vedere penalizzato il valore della partecipazione». Sommavilla ha spiegato la prospettiva a medio termine di questa operazione, sulla quale i sindaci avranno tempo fino alla fine del mese per pensare. Secondo il cronoprogramma, poi, l'avviso verrebbe pubblicato entro maggio. «Se la gara andasse bene e ottenessimo 22 milioni allora si dovrebbe investirli ha spiegato -, magari individuando un'azione quotata in borsa che garantisca solidità patrimoniale e redditività. Mettendo in attivo 22 milioni di euro, questo è il valore della perizia, otterremmo un equilibrio finanziario e una società completamente risanata, con un potere per avviare investimenti senza chiedere ai cittadini».
INVESTIMENTI E TARIFFE
Al momento, infatti, il Piano di Bacino ha approvato un piano di investimenti da 200 milioni di euro contro una proposta di oltre 300 milioni. Attuare tutte le opere necessarie in questo momento significherebbe rendere la tariffa ai cittadini troppo alta, non più sostenibile. La dismissione delle quote permetterebbe di intervenire sulla rete senza gravare sulle tasche dei bellunesi oltre il dovuto e oltre quanto già annunciato in una delle ultime assemblee, in cui si era parlato di un aumento delle bollette. «Tutti devono impegnarsi alla ricerca di nuove fonti di finanziamento per colmare il gap dovuto alla storia di questa società ha concluso Sommavilla -; il Piano di investimenti è insufficiente rispetto alle necessità, ci sarebbe necessità di imporre una tariffa doppia rispetto all'attuale per fare tutto, per cui tutte le risorse che riusciamo a trovare per implementare in lavori sono importanti».
RISCHIO RIPARTIZIONE
Ma non tutti si sono detti d'accordo. Il Pier Luigi Svaluto Ferro, primo cittadino di Perarolo, si è detto molto critico rispetto all'operazione, era stato lui d'altra parte a volere l'ingresso in Ascotrade, e la sindaca di Pieve Marianna Hofer ha sollevato l'ipotesi che i soldi ottenuti dall'uscita societaria possano non andare a Bim Gsp ma essere ripartiti tra i singoli comuni.
Alessia Trentin
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