QUERO VAS
Con la cerimonia culminata con la messa celebrata dal Patriarca di

Lunedì 20 Novembre 2017
QUERO VAS
Con la cerimonia culminata con la messa celebrata dal Patriarca di Venezia Francesco Moraglia, si è conclusa ieri una settimana che il Comune di Quero Vas ha voluto dedicare al ricordo dei fatti tragici che coinvolsero i cittadini di Quero e l'intero Basso Feltrino esattamente 100 anni fa. Mons. Moraglia è stato accolto con i dovuti onori in piazza Marconi al suono delle note della banda di Sette Ville, dal parroco di Quero don Alessio Cheso, dal sindaco di Quero Vas Bruno Zanolla, dalla vicepresidente della Provincia di Belluno Serenella Bogana, dal senatore Giovanni Piccoli, da rappresentanze civili e militari, dai bambini della scuola primaria di Quero e da un follla di cittadini. Dopo l'alzabandiera e la deposizione di due corone di fronte al municipio sulle lapidi che ricordano i caduti queresi, Zanolla, di fronte al nuovissimo gonfalone del Comune di Quero Vas, ha ringraziato il Patriarca per la partecipazione alla cerimonia.
LA SOFFERENZA
Il sindaco, nel ripercorrere i momenti salienti vissuti da Quero e dal circondario durante il primo conflitto bellico, si è soffermato sulle tante perdite sopportate dal Comune di Quero durante la Prima Guerra mondiale quando Quero rimase ininterrottamente per 355 giorni sulla linea del fronte passando dai 2.700 abitanti di prima della guerra ai 1.835 del 1919. Sulla promozione della pace in ogni luogo si è, invece, incentrato l'intervento di Giovanni Piccoli «perché la pace costituisce le fondamenta della convivenza civile».
Si sono poi succeduti altri relatori fra i quali lo stesso mons. Moraglia che si è rivolto in particolare ai bambini presenti «che sono il nostro futuro di speranza e di pace».
L'OMELIA
Il corteo si è poi diretto verso la chiesa arcipretale di Quero dove il Patriarca ha celebrato la santa messa. Nella sua profonda e toccante omelia incentrata sulla inutilità e sui danni provocati dalle guerre, mons. Moraglia ha sottolineato che «la guerra non risolve i problemi dell'umanità ma aggiunge ulteriori problemi a quelli che erroneamente cercava di risolvere. La guerra è quella lezione che l'umanità non impara mai abbastanza e che ogni generazione dovrebbe sforzarsi di insegnare alla successiva. Ricordare in questi casi è doveroso e doloroso. La distruzione e le morti che oggi provocherebbero una guerra, sarebbero irreparabili. Riflettiamo quante morti provocava un tempo una semplice granata o una sventagliata di mitragliatore e pensiamo cosa comporterebbe oggi l'impiego di centinaia di testate nucleari pronte ad essere trasportate da missili intercontinentali».
Fulvio Mondin
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