Pronto soccorso: reparto gettonato

Lunedì 27 Maggio 2019
SANITA'
BELLUNO La popolazione bellunese continua a calare ma gli accessi al pronto soccorso dell'ospedale San Martino di Belluno continuano a salire. Non certo in modo inversamente proporzionale, ma con una percentuale annua stimata in circa 9 punti, a partire dal 2016. Il tutto contando su 8 medici più il primario e 29 infermieri (di cui due part time) e una coordinatrice. Il ritmo è di 24 ore al giorno, per 365 giorni l'anno. Per ciascun paziente vengono dedicati in media 13 minuti. Per aumentare il grado di sicurezza e ridurre il rischio clinico, dal giugno scorso è stato istituito anche un triage avanzato riservato ai codici gialli (media gravità con rapida possibilità di evoluzione), ovvero a quelle situazioni borderline. In questo modo il paziente viene portato in uno spazio apposito e monitorato in attesa della visita medica. C'è poi l'Osservazione breve intensiva (Obi) che gestisce quelli che un tempo erano i ricoveri brevi di 2-3 giorni.
«L'aumento di accessi è un indicatore dell'aumento della popolazione anziana, ma anche della capacità del nostro reparto di dare una risposta efficacie ed efficiente» spiega il primario, Giovanni Goigoux, mentre si appresta ad appendere il camice al chiodo dopo l'ingresso in Usl avvenuto nel 1982 con in tasca la specializzazione di pronto soccorso e di anestesia.
I NUMERI
Negli ultimi giorni prima del commiato, che avverrà giugno, Goigoux snocciola i numeri che annualmente vengono affrontati dal personale del pronto soccorso, il quale, ci tiene a precisare, «invecchia assieme alla popolazione». Carenza di medici e quindi difficoltà di turn over restano la piaga con la quale la sanità italiana è costretta a fare i conti. Complessivamente, nel 2018, gli accessi sono stati 40.153, pari ad una media di 110 persone al giorno che divise per 24 ore significa 4,58 pazienti all'ora. A ciascuno viene dedicata una media di 13 minuti. Divisi per grado di gravità scopriamo che solo 1,11 per cento viene triagiato con il codice rosso (447 casi), il 18,5 per cento con il giallo (7.443), il 26,77 con il verde (10.749) mentre i bianchi rappresentano ben il 53 per cento (21.514 casi).
Al pronto soccorso si va quasi per tutto, spesso anche per saltare la fila dal medico di base. Ma ci si va soprattutto perché, come spiega Goigoux riferendosi prevalentemente ai codici bianchi, si vuole guarire subito. «Non c'è più tempo per stare male. Una volta se avevi l'influenza stavi a letto 3-4 giorni e passata tutto, oggi non lo si accetta più. Bisogna star bene, subito. Senza perdere tempo. Da qui deriva anche un eccesso di assunzione di farmaci».
Il dato tuttavia che più rende orgoglioso Goigoux è l'essere riuscito a contenere il numero di ricoveri al 10% degli accessi, ovvero 4092, sempre nel 2018.
«Un dato estremamente positivo - aggiunge il direttore sanitario Raffaele Zanella - che resta ben cinque punti sotto alla media regionale. Questo è segno di efficienza e professionalità».
Ma quanto si aspetta al Pronto soccorso di Belluno?
I tempi della carta, ovviamente, sono frutto di una media: per i codici gialli è di 19 minuti, per quelli verdi di 49 e per i bianchi di 57. Ovviamente per i codici rossi l'ingresso è diretto e prioritario. Sono l'incubo dei pazienti in sala d'attesa che si vedono inevitabilmente scavalcati, allungando la loro attesa. I casi più frequenti in un giorno? Sicuramente il mal di schiena: «Anche 5-6 al giorno» afferma il primario.
«Negli ultimi anni - conclude Zanella - le lamentele sulle attese sono fortunatamente calate. Questo è dovuto anche ad una migliore organizzazione». Da non sottovalutare la presenza dei volontari dell'Avo che si aggirano in sala d'attesa per aiutare.
Lauredana Marsiglia
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci