Orti in piazza: ecco il meglio del Castionese

Lunedì 24 Settembre 2018
LA TRADIZIONE
BELLUNO Se il Nevegal pare un moribondo, il Castionese mostra una vitalità da fare invidia. Le frazioni e i borghi che stanno ai piedi del Colle dei bellunesi, con l'ottava edizione della kermesse Orti in piazza, hanno ieri messo in mostra ciò che si può ottenere mettendosi insieme, unendo la tradizione al presente. Sossai e Rivamaor, Caleipo e San Cipriano, per tutto il giorno un via vai: chi arrivava in bicicletta, chi a piedi. Chi fruendo del servizio gratuito della navetta. Così i prodotti della terra e del piccolo artigianato hanno attirato migliaia di visitatori. Zucche, focacce, fichi, burro, pomodori, farina di mais sponcio, nocciole, marmellate. Dentro un cortile c'è chi intaglia il legno, su un angolo chi impaglia sedie, dall'altra chi fa lo scalpellino. Anna ha le mani d'oro: suoi i braccialettini con il bottoncino, i canovacci ricamati, le bustine di stoffa,. Giustina De Battista ha 85 anni e sa lavorare la lana con il fuso: «Queste sono le flanelle, le magliette della salute». Le ha confezionate lei, che ha pure cotto le focacce: «Gli ingredienti? Quelli di base, semplici: uova, farina, burro e un po' di vanillina». A Sossai, nella antica casa Colle, datata XVI secolo, ecco topolini in legno costruiti da una bambina e dolcetti con assaggio per tutti. E' una costruzione, questa, che ha la sua bellezza nel portone in pietra e nel cosiddetto piol. E' Silvano De Salvador ha fornire un dettaglio da storia dell'architettura rurale: «Il piol è entrato in uso dopo l'arrivo, dal Nuovo Mondo, di nuovi prodotti, in quanto serviva per essiccare le pannocchie e i fagioli». Non mancavano i giochi di abilità ad Orti in piazza, per lo più dedicati ai bambini. I grandi, invece, se la sono dovuta vedere con la gara del falzìn. Ad ognuno un'area partiva e vinceva chi tagliava l'erba più velocemente. Un cartello, infine, lanciava l'invito a lasciare un'offerta per salvare il Nevegal. I commenti, a tal proposito, erano unanimi: «Se i soldi sono pochi, si faccia qualcosa almeno per non chiudere i campi scuola è la sintesi portata da due nonni, Giuseppe e Gabriella non buttiamo il passato alle ortiche, ma ricordiamo che tutti i bambini di Belluno, oggi adulti, hanno messo i primi scietti sulle piste del Nevegal».
Daniela De Donà
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