Nuovo piano rifiuti «Discariche verso l'esaurimento servono soluzioni»

Venerdì 13 Agosto 2021
Nuovo piano rifiuti «Discariche verso l'esaurimento servono soluzioni»
I TIMORI
BELLUNO «È diventato urgente definire cosa vogliamo fare dei rifiuti in provincia di Belluno e anche dell'impianto del Maserot». L'assessore regionale all'Ambiente, Gianpaolo Bottacin, impegnato in questi giorni nella realizzazione del Piano rifiuti del Veneto, mette in luce quali sono le criticità in provincia: «Abbiamo la necessità di individuare dove smaltire il secco. Ci sono discariche, a Belluno, ma destinate a esaurirsi in pochi anni, dopo di che dovremo portare tutto in qualche termovalorizzatore. Negli ultimi 10 anni, su questo fronte, è mancato il coordinamento». A dir la verità, Belluno è rimasta indietro su molti fronti. Prendiamo in considerazione, ad esempio, l'applicazione della legge regionale del 2012 riguardante i Consigli di bacino. A seguito della normativa nazionale, secondo cui ogni Regione avrebbe dovuto smaltire i propri rifiuti urbani in maniera autonoma, il Veneto aveva individuato 14 consigli di bacino. A Belluno ne era previsto uno che comprendeva l'intero ambito provinciale coinvolgendo tutti i comuni. «Purtroppo abbiamo fatto molta fatica a farli costituire racconta Bottacin Belluno è stata una delle ultime province a farlo nonostante l'obbligo di legge. Il consiglio avrà il compito di pianificare la gestione del servizio di raccolta rifiuti attraverso possibilmente un gestore unico in modo da uniformarlo il più possibile tenendo conto delle particolarità».
COSA CAMBIA
Manca una sola provincia, dopo di che la speranza della Regione è di partire nella direzione indicata dalla normativa di legge con un unico obiettivo: «Fermo restando l'ambito regionale di smaltimento, la raccolta dovrà essere più omogenea anche nelle tariffe ai cittadini. Non è che in provincia di Belluno siano così basse». Questo per diversi motivi. Non esistono, nel Bellunese, impianti di smaltimento veri (se non dell'umido), non c'è un gestore unico (quindi ognuno si organizza per conto proprio e le tariffe cambiano a seconda della zona) e il territorio è molto frastagliato. «Continuiamo ad avere richieste confida Bottacin di portare i rifiuti della provincia di Belluno nella cosiddetta discarica tattica di Sant'Urbano, a Padova, che serve però per le situazioni emergenziali. Ora, se c'è un problema, come lo è stata Vaia che ha generato dei rifiuti da portare via, quella discarica va benissimo, ma se diventa strutturale capisco anche i comitati della zona che si chiedono: Perché dobbiamo mangiarci i rifiuti di Belluno?».
LO SCHEMA
Nel 2009 Bottacin, in qualità di presidente della Provincia e socio di maggioranza della Dolomiti ambiente, aveva avanzato una proposta ad hoc mai andata in porto. Belluno aveva il problema del secco, Venezia dell'umido: perché non aiutarsi a vicenda? Purtroppo, il progetto non vide mai la luce. «A Belluno chiarisce l'assessore regionale bisogna definire un percorso che sia standard. Il secco da una parte, l'umido dall'altra, schematizzarlo il più possibile per non essere sempre in balia di situazioni che poi ti obbligano a fare ricorso alla discarica regionale». È una partita in cui rivestiranno un ruolo fondamentale i sindaci e quindi il Consiglio di bacino. Tra gli obiettivi principali del Piano rifiuti regionale c'è la crescita di raccolta differenziata fino all'83% (nel 2020 è stata del 74%) e la riduzione in termini assoluti del rifiuto. Ogni cittadino ne produce circa 400 chili all'anno. Il 75% viene recuperato, il restante 25%, pari a circa 120 chili, deve essere termovalorizzato o mandato in discarica. Quest'ultimo valore dovrà scendere fino a 75-80 chili. La previsione è che nel 2030 non ci sarà più bisogno delle discariche e basteranno i termovalorizzatori esistenti. È per questo che Belluno dovrà pensare fin da subito a come vorrà gestire i rifiuti.
Davide Piol
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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