NUOVE FRONTIERE
BELLUNO Il glaucoma costituisce uno dei grandi problemi per la salute, colpisce il 2,5 per cento della popolazione sopra i 40 anni. Rappresenta la seconda causa di cecità al mondo dopo la cataratta, ma a differenza di quest'ultima la perdita visiva nel caso di glaucoma è irreversibile. Nell'Ulss 1 si lavora a tecniche innovative.
Francesco Sperti, alla guida della unità operativa di oculistica di Belluno e, da alcuni mesi, facente funzioni di direttore anche a Feltre, fa il punto sulla chirurgia mininvasiva legata a questa patologia.
IMPIANTO NELL'OCCHIO
Da circa 2 anni l'Unità operativa di Oculistica di Belluno sta impiantando un dispositivo medico da inserire all'interno dell'occhio nei pazienti glaucomatosi. Tale dispositivo consente un deflusso dell'umore acqueo a livello dello spazio sottocongiuntivale in modo simile ad una trabeculectomia che è l'intervento standard nella chirurgia del glaucoma. La differenza consiste nel fatto che l'impianto del dispositivo con chirurgia mininvasiva non necessita di apertura della congiuntiva; inoltre consente un deflusso controllato dell'umore acqueo eliminando di fatto la complicanza maggiore della chirurgia tradizionale che è l'ipotonia spinta.
UN TUBICINO DI 6MM
«Il dispositivo in uso a Belluno, Xen gel - spiega l'oculista Marco Vaccaro -, è costituito da gelatina animale biocompatibile che grazie ad un trattamento crosslinkant e presenta aumentata stabilità e durata nel tempo. E' costituito da un tubicino di 6 mm con un diametro interno di 45 micron; tale calibro ridotto offre un'aumentata resistenza al deflusso di umore acqueo e previene fenomeni di ipotonia post-operatoria da eccessivo drenaggio dalla camera anteriore allo spazio sottocongiuntivale. Può essere inserito da solo o in associazione alla chirurgia della cataratta. Potenziali candidati sono tutti i pazienti affetti da: glaucoma ad angolo aperto mal controllato dalla terapia o pazienti scarsamente tolleranti alla terapia. Tale procedura chirurgica non pregiudica la possibilità di eseguire una trabeculectomia in seconda battuta che si rende necessaria in circa il 10% dei pazienti operati con questa tecnica. Si tratta di una metodica molto interessante, la più promettente nel campo del glaucoma tra i dispositivi attualmente sul mercato, mininvasiva, che apre importanti possibilità terapeutiche aggiuntive a quelle già presenti nella cura del glaucoma. I pazienti trattati con questa tecnica sono stati 20. Solo in un caso è stato necessario fare una trabeculectomia. Il vantaggio principale per i pazienti - conclude Vaccaro - è l'aver eseguito l'intervento in anestesia topica e soprattutto il basso profilo di rischio di tale procedura (si evita completamente il rischio che l'occhio abbia pressioni troppo basse con collasso degli spazi interni».
© RIPRODUZIONE RISERVATA BELLUNO Il glaucoma costituisce uno dei grandi problemi per la salute, colpisce il 2,5 per cento della popolazione sopra i 40 anni. Rappresenta la seconda causa di cecità al mondo dopo la cataratta, ma a differenza di quest'ultima la perdita visiva nel caso di glaucoma è irreversibile. Nell'Ulss 1 si lavora a tecniche innovative.
Francesco Sperti, alla guida della unità operativa di oculistica di Belluno e, da alcuni mesi, facente funzioni di direttore anche a Feltre, fa il punto sulla chirurgia mininvasiva legata a questa patologia.
IMPIANTO NELL'OCCHIO
Da circa 2 anni l'Unità operativa di Oculistica di Belluno sta impiantando un dispositivo medico da inserire all'interno dell'occhio nei pazienti glaucomatosi. Tale dispositivo consente un deflusso dell'umore acqueo a livello dello spazio sottocongiuntivale in modo simile ad una trabeculectomia che è l'intervento standard nella chirurgia del glaucoma. La differenza consiste nel fatto che l'impianto del dispositivo con chirurgia mininvasiva non necessita di apertura della congiuntiva; inoltre consente un deflusso controllato dell'umore acqueo eliminando di fatto la complicanza maggiore della chirurgia tradizionale che è l'ipotonia spinta.
UN TUBICINO DI 6MM
«Il dispositivo in uso a Belluno, Xen gel - spiega l'oculista Marco Vaccaro -, è costituito da gelatina animale biocompatibile che grazie ad un trattamento crosslinkant e presenta aumentata stabilità e durata nel tempo. E' costituito da un tubicino di 6 mm con un diametro interno di 45 micron; tale calibro ridotto offre un'aumentata resistenza al deflusso di umore acqueo e previene fenomeni di ipotonia post-operatoria da eccessivo drenaggio dalla camera anteriore allo spazio sottocongiuntivale. Può essere inserito da solo o in associazione alla chirurgia della cataratta. Potenziali candidati sono tutti i pazienti affetti da: glaucoma ad angolo aperto mal controllato dalla terapia o pazienti scarsamente tolleranti alla terapia. Tale procedura chirurgica non pregiudica la possibilità di eseguire una trabeculectomia in seconda battuta che si rende necessaria in circa il 10% dei pazienti operati con questa tecnica. Si tratta di una metodica molto interessante, la più promettente nel campo del glaucoma tra i dispositivi attualmente sul mercato, mininvasiva, che apre importanti possibilità terapeutiche aggiuntive a quelle già presenti nella cura del glaucoma. I pazienti trattati con questa tecnica sono stati 20. Solo in un caso è stato necessario fare una trabeculectomia. Il vantaggio principale per i pazienti - conclude Vaccaro - è l'aver eseguito l'intervento in anestesia topica e soprattutto il basso profilo di rischio di tale procedura (si evita completamente il rischio che l'occhio abbia pressioni troppo basse con collasso degli spazi interni».