Negozi nella Caffi, l'agonia continua

Venerdì 5 Giugno 2020
Negozi nella Caffi, l'agonia continua
IL COMMERCIO
BELLUNO Chiuso. Ci siamo momentaneamente trasferiti. Affittasi. Vendesi. Cartelli appesi ai vetri di vetrine polverose, locali pieni di scatoloni, di scaffali da svuotare e di cose dimenticate. Galleria Caffi oggi è così. La crisi causata dalla lunga chiusura dei negozi per il Covid ha dato la mazzata finale a un angolo della città dove si faticava da tempo. Nonostante la vicinanza con la stazione, nonostante il collegamento diretto con il salotto buono di piazza dei Martiri attraverso l'arteria di via Psaro, nonostante il dirimpettaio fosse niente meno che il Tribunale di Belluno con tutto il via vai di persone che porta con sé. Oggi Galleria Caffi sta lì, ultima estremità del cuore storico del capoluogo, a ricordarci che qualcosa non ha funzionato, che non basta avere una vetrina in centro per andare avanti.
CELLULE DI RESISTENZA
Resistono in sei, non sono pochi, certo, ma se si considera come gli spazi vuoti siano almeno otto, di cui uno temporaneamente inutilizzato, si capisce la portata del problema. Un tempo i bar erano almeno due, oggi entrambi sono chiusi. Resiste la pizzetteria al taglio, ma al momento è chiusa perché il servizio in questo periodo è stato accorpato all'interno di un altro locale dei proprietari. È vuoto il negozio fino a poche settimane fa occupato dalla Libreria Talpa, ora trasferitasi nel piano superiore della Libreria Tarantola, è chiuso il negozio di abbigliamento, ma non solo. Alcuni spazi sono vuoti da così tanto tempo che neppure ci si ricorda più chi li aveva occupati per ultimo. Resistono l'agenzia di viaggi, l'ottico e il panificio all'ingresso in via Caffi, l'agenzia During e un ufficio immobiliare all'ingresso opposto, quello affacciato su via Segato. Anche in via Psaro le difficoltà si fanno sentire. Hanno chiuso un negozio di scarpe e uno di articoli per la casa, di recente, e si aggiungono alla lista di attività che da tempo hanno abbandonato il campo lungo la strada.
NESSUNO STUPORE
Angela De Min, presidente della consulta Ascom Belluno, non è troppo stupita. «Negli anni le gallerie hanno sempre dimostrato di essere spazi difficili per i commercianti spiega dal suo negozio in piazzetta Santo Stefano -, forse nelle grandi città è diverso, ma qui va così da sempre. Quell'area è partita male, c'era del disagio anni e anni fa, non è mai riuscita a raddrizzare il passo. Se spostano davvero il Tribunale a Treviso non può che andare ancora peggio».
LE PIAZZE
Non è che nel resto del centro si balli la samba, a sentire De Min. I negozianti in questi giorni si dicono soddisfatti per il passaggio di persone, inclini anche allo shopping dopo tanti mesi di risparmi forzati. Ma la portavoce dei commercianti in Ascom vede anche l'altra metà del bicchiere. Stando alle previsioni di chi ha il polso della materia in estate ci saranno turisti in montagna, d'accordo, ma senza gli eventi come vive il centro? «Non si pensi che il problema crisi del commercioCovid sia risolto prosegue -, qui la situazione è ancora molto ferma, non è tornato tutto alla normalità. È un momento di transizione per il capoluogo». Il quadro è complesso, tra uffici chiusi, lavoratori in smart working e il trasporto pubblico locale che non ha ripreso tutte le corse, senza dimenticare l'impossibilità di organizzare eventi. «Come Consorzio Centro Storico stiamo arrovellandoci per capire come attirare persone senza concerti e manifestazioni spiega -, pensiamo di puntare sui prodotti tipici. Senza rassegne è difficile portare persone, il centro resta dormiente». De Min, come già altri colleghi, lancia un appello ai concittadini perché inizino a comprare meno online e a riscoprire i negozi della città «dove - conclude -, si trovano prezzi anche più convenienti rispetto ai grandi colossi come Amazon. Parlo per esperienza personale, vissuta pochi giorni fa».
Alessia Trentin
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