Minacciata dal padre col coltello: la ragazzina ritenuta credibile

Giovedì 14 Dicembre 2017
IL PROCESSO
BELLUNO C'è la credibilità tecnica della giovane che ha accusato il padre di averla minacciata, con tanto di coltello al collo, per impedirle di usare il cellulare e di chattare sui social.
Su questo passaggio, confermato ieri in aula della psicologa che all'epoca dei fatti sentì la minore in sede di audizione protetta, si incardina l'impianto accusatorio contro l'uomo, 43enne della Valbelluna, accusato di minaccia aggravata contro la figlia all'epoca 12enne.
Il processo è stato quindi rinviato al 16 maggio prossimo per sentire altri testi.
Tutto nasce da una diversa visione sull'uso del cellulare e di Facebook tra i genitori, separati. La madre era più accondiscendente, mentre il padre avrebbe voluto tagliarle quei contatti ritenuti forse non consoni per l'età della ragazzina, soprattutto per quanto riguarda la frequentazione dei social.
L'episodio contestato si sarebbe svolto a casa della nonna. Era ancora il 2014.
L'uomo avrebbe sottratto il cellulare dalle mani della figlia e lei si sarebbe stizzita insistendo perché glielo ridesse. Da qui sarebbe scoppiata una lite furibonda al punto che il padre le avrebbe detto, puntandole contro un coltello: «Se continui ad usare Facebook ti uccido».
L'uomo, difeso dall'avvocato Stefano Bettiol, rigetta la pesante accusa, ma l'ex moglie, costituitasi parte civile con l'avvocato Monica Barzon, è di tutt'altro avviso e difende la posizione della figlia.
Si tornerà in aula il 16 maggio prossimo per proseguire con le audizioni dei testi e cercare così di ricostruire una vicenda che, ancora una volta, vede protagonisti due genitori separati schierati su posizioni diametralmente opposte.
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