Migrante nei guai: simulò aggressione

Mercoledì 20 Marzo 2019
IL PROCESSO
BELLUNO Sarebbe arrivato a ferirsi il braccio per simulare di essere stato aggredito, quando in realtà sarebbe stato proprio lui l'aggressore. Lo scontro tra migranti, che avvenne il 14 luglio 2016 nel centro profughi di via Lungardo, 19, sarà ricostruita in aula. Alla sbarra è finito Solomon Sunday, nigeriano 22enne difeso di fiducia da un avvocato del Foro di Trento, che respinge con forza le accuse. È chiamato a rispondere di tre capi di accusa che vanno dalle lesioni aggravate con il coltello, alla minaccia fino alla calunnia. Parte offesa il connazionale Ndubuisi Ugwudike, che però si è reso irreperibile. È ancora in Italia invece, dopo aver ottenuto il permesso umanitario e un lavoro regolare, il 22enne Sunday. Ieri mattina il caso è approdato di fronte al gip Elisabetta Scolozzi e nei prossimi mesi approderà in aula.
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri del Nucleo operativo Radiomobile della Compagnia di Belluno che quella sera intervenne dopo i fatti, l'accoltellamento sarebbe avvenuto per futili motivi. Tutto sarebbe nato in una lite scaturita durante la preparazione della cena nella casa di via Lungardo, centro di accoglienza gestito dalla cooperativa sociale Lavoro Associato. Tutto sarebbe nato per la richiesta di Ugwudike di avere del cibo: una domanda che scatenò la rabbia di Sunday. Prese un coltello di 34 centimetri (20 di lama) e sferrò un colpo al connazionale colpendolo al fianco, causandogli ferite guaribili in 15 giorni. Mentre Ugwudike fuggiva dal suo aggressore il 22enne imputato gli avrebbe urlato: «Ti ammazzo, Ti ammazzo». Veniva fermato solo per miracolo da un altro ospite, che lo bloccava alle spalle e gli faceva cadere il coltello. Ma Sunday poi all'arrivo dei carabinieri avrebbe dato una versione tutta sua, dopo essersi procurate alcune ferite superficiali sul braccio, con un coltello che c'era sul tavolo. Avrebbe detto che era lui la vittima e che era stato aggredito da Ugwudike. Ma i militari, grazie alle testimonianze dei presenti (Oliver Ocena, Att Ul Haq Muhammad e Ali Madika) ricostruirono ben altro scenario. Ora l'imputato dovrà difendersi in Tribunale.
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