Lavoro, nel primo trimestre solo Belluno non è in rosso

Martedì 13 Aprile 2021
I NUMERI
BELLUNO L'unica con segno più. Belluno è la sola provincia del Veneto a non essere andata in rosso nei contratti ai dipendenti nel settore privato (rispetto al 2020) nei primi tre mesi dell'anno. Anzi. Con un saldo positivo di 105 posti di lavoro può fregiarsi di un più dieci percento rispetto al passato. I numeri elaborati da Veneto Lavoro dicono che nei primi tre mesi dell'anno a Belluno non è andata poi così male. «Incredibile» sussurrano gli addetti ai lavori.
L'ANALISI
A provare a dare una spiegazione a queste cifre che sembrano raccontare di una provincia che traina l'intera regione è il numero uno provinciale della Cgil, Mauro De Carli. «Durante i mondiali di sci di Cortina l'ente bilaterale ha sovvenzionato i tamponi per circa un migliaio di lavoratori. È probabile che questi entrino nel conteggio e che possano giustificare il dato relativo alla provincia di Belluno. Se si calcola che tutto il mondo ha chiuso e lì in un mese sono stati attivati mille contratti, appare più chiaro. I primi indicatori ci lascerebbero pensare - spiega De Carli usando ogni cautela - che il problema del lavoro sia più circoscritto al comparto turistico e che il manifatturiero, pur avendo pagato in termini economici, abbia dimostrato la volontà di non licenziare. Se non dove è già in piedi una riorganizzazione indipendente dalla questione Covid. Una circostanza che nel complesso ci permette di guardare con un po' più serenità anche a quel che succederà quando ci sarà lo sblocco dei licenziamenti. A sostegno di questa tesi ci sono anche i numeri delle Did (dichiarazioni immediata disponibilità ndr): nei primi tre mesi dell'anno il flusso è in linea con gli anni precedenti. Insomma le cessazioni sono avvenute a ridosso delle assunzioni. Inoltre c'è un altro aspetto da considerare. In alcuni casi questi brevi periodi lavorati potrebbero non essere un vero vantaggio per i redditi dei dipendenti, mettendo a rischio l'accesso al bonus Covid». Insomma, è meglio concentrare gli sforzi nel comparto quanto prima. Se si vuole evitare che la difficoltà si trasformi in tracollo.
SUL TERRITORIO
«Quello che emerge da queste statistiche - spiega il sindaco di Rocca Pietore, Andrea De Bernardin - è un dato comunque sfalsato perché la parte alta della provincia, con gli alberghi e gli impianti di risalita chiusi è quella che ha pagato il prezzo più alto di tutto il Veneto. Non abbiamo aperto neanche un giorno. Quando nelle città qualcosa si è mosso, qui non è successo e di conseguenza non ha lavorato nessuno». C'è poco da stare tranquilli. Checché ne dica la statistica.
AZ
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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