Laghetto in Nevegàl: la Regione applaude

Domenica 14 Giugno 2020
Laghetto in Nevegàl: la Regione applaude
IL PROGETTO
BELLUNO Lo studio di fattibilità del lago sul Nevegàl accende fantasie e crea dibattito. Dice la sua anche l'assessore regionale al turismo, Federico Caner che dopo il primo passo di Palazzo Rosso commenta: «É una buona notizia per cominciare a rilanciare il Colle». Ma di fondi non parla Caner, fa riferimento alla legge Gidoni e ai 12 milioni sulla legge degli impianti a fune.
POCO TEMPO
«Il bacino serve in fretta fa sapere, con tono pratico Gimmy Dal Farra, presidente di Belluno Alpina -, ci venga detto se è realizzabile o meno, se possiamo contare su contributi concreti. Non ho seguito il dibattito sulle risorse, ma da mesi sento che devono arrivare prima 10 milioni di euro, poi 4 e infine 500mila euro. Quello che chiede il comprensorio prealpino, che va da Quantin a Valmorel, è un lago artificiale del costo di un 1,5 milioni a carico dell'ente pubblico, che possa dare garanzia alle nuove società (Unifarco e Veneta 21 srl e altre) a proseguire li investimenti sul Colle». Ora serve che Comune e Regione intercettino risorse statali per la sua realizzazione. Il parlamentare Roger De Menech, del Partito democratico ricorda che «lo stato centrale distribuisce il denaro su tre fondi distinti. Poi gli enti locali devono intercettarli e fare il resto. È la Regione che decide». De Menech parla del Fondo Letta, dei Fondi di confine e del Fondo nazionale montagna.
L'APPELLO
«Sul Nevegal dobbiamo fare un bagno umiltà e di responsabilità. Abbiamo situazioni virtuose, dove lo Stato ha potuto investire, come sul monte Avena e sull'altopiano di Asiago sottolinea Roger De Menech -. Il tema ora è che la Regione può catalizzare fondi. Da parte mia c'è tutta la disponibilità a collaborare. Creiamo un'alleanza forte per rilanciare quella località». Sul Colle per gli operatori parla Alessandro Molin (Scuola di sci), che pensa ai milioni che arriveranno in Provincia per le Olimpiadi del 2026: «Il Nevegàl è la prima stazione sciistica prima delle Dolomiti. Quest'anno abbiamo registrato, benchè a ranghi ridotti e con il Covid arrivato tra febbraio e marzo, 4500 primi ingressi (tutte scuole da Vittorio Veneto a Venezia), sciatori che poi usufruiranno di altri comprensori della provincia. Bisogna trovare il modo di investire sul Colle».
LA PRIORITÀ
Sul piano tecnico, tra le prime cose che servono sul Nevegàl, è il bacino artificiale. Se lo studio di fattibilità confermerà che la zona della Grava è ideale, il gioco è fatto. Perchè? A soli 300 metri si trovano le vasche dei Coi de Pez (costruite nel 2003), che contengono sui 4000 metri cubi di acqua. Vasche che si riempiono con il disgelo della neve della Schiara, che vengono caricate con acqua della Schiara, che per caduta arriva lì, attraverso un sistema di tubazioni. Quando le vasche si riempiono, il surplus viene disperso. L'idea è mantenere quell'acqua e riversarla nel lago che potrebbe avere una capienza di 35mila metri cubi. In inverno, quindi, quell'acqua servirà per il primo innevamento, poi interverrà il sistema di pompaggio tra l'Ardo e il Piave. In estate, inoltre, quando il lago sarà pieno, garantirà un sistema turistico non da poco. Il Comune, infatti, ha già uno studio di fattibilità (già al vaglio della Regione) per il completamento della strada silvo pastorale della lunghezza di 12 chilometri che da La Grava arriverebbe a Valmorel. Mancano, nel mezzo, poco meno di 4 chilometri. Una strada camionabile, che serve per liberare 12mila metri cubi di legname di Vaia, che ancora giace sul posto e per i quali sono stanziati 630mila euro (Fondi Vaia) che arriveranno in due tranche da 300mila euro. Un percorso che, accoppiato al lago, darebbe nuovo slancio alla stagione estiva del comprensorio perché unirebbe tre località (Nevegàl, Ronce e Valmorel). Non solo, una strada che si presta ad essere utilizzata da chi va in bicicletta e chi a cavallo.
Federica Fant
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