La villa Liberty data alle fiamme: «Ora dico basta e denuncio tutti»

Giovedì 12 Dicembre 2019
LO SFOGO
BELLUNO «Adesso basta, io denuncio tutti». Antonio Doglioni è furibondo. È lui, insieme alla sorella, il destinatario dell'ordinanza firmata dal sindaco Jacopo Massaro e datata 9 dicembre. È lui, infatti, il proprietario dell'antica villa Liberty di via Cesa 8, rosa dalle fiamme in due incendi quest'anno e da anni in mano ai balordi che la utilizzano per bivaccare la notte. Dopo il doppio rogo la casa è in pessime condizioni e ora i proprietari sono stati intimati dal primo cittadino a metterla in sicurezza. E con questo non si intendono opere di ristrutturazione, ma bloccare tutti gli accessi agli interni e delimitare la zona per evitare a chiunque di avvicinarsi. Il tetto e i solai pericolanti, infatti, potrebbero cadere da un momento all'altro. Ma Doglioni non ci sta. L'ordinanza l'ha mandato su tutte le furie perchè al danno, ora, si aggiunge la beffa. «Le forze dell'ordine sapevano cosa succedeva al civico 8 dichiara -, eppure cos'hanno fatto in questi anni per impedire l'accesso e l'occupazione di una proprietà privata? Qui ci sono molte responsabilità in ballo, ma la patata bollente viene scaricata a me che per questa casa spendo da anni molte migliaia di euro».
LO SFOGO
Attualmente la casa non è accatastata. C'è una proprietà privata con prato, bosco e un rudere, è questo tutto quello che resta dell'antica gloria di Casa Doglioni in via Cesa 8. Eppure per anni il proprietario dichiara di aver pagato le imposte Imu come una normale seconda casa abitabile, mentre di abitabile restava via via poco da quando i clochard l'hanno eletta a loro quartier generale. «Ho chiuso i cancelli con catene, ho messo le assi all'ingresso, ma queste persone continuavano ad entrare spiega -. I controlli le forze dell'ordine li hanno fatti solo in occasione delle proteste dei vicini, che vedevano via vai di persone e confusione. Ma cosa è stato fatto? Io non intendo muovere un dito, visto che è stata resa così da clandestini e clochard e le forze di polizia sapevano ma non hanno mai fatto nulla. Solo una volta i carabinieri sono intervenuti per fare evacuare. Quelle persone mi hanno distrutto la casa e adesso sembra che la colpa sia mia e siamo io e mia sorella a pagare». Sembra il teatro dell'assurdo. Una villa antica, risale infatti a fine Ottocento, diventata dimora di clochard, incendiata più volte e resa un rudere. Un bene che da ricchezza diventa una spesa di cui, oggi, sembra difficile anche disfarsene. Abbatterla, infatti, costa troppo e la vendita appare impossibile.
LA DECISIONE
Doglioni questa volta non ha intenzione di mettere mano al portafoglio e tacere. Non murerà le finestre e le porte rimaste in silenzio. Vuole rivolgersi ad un avvocato per andare a fondo, capire le effettive responsabilità e decidere in caso di denunciare forze dell'ordine e sindaco. «Ho chiesto al sindaco di essere contattato per parlare della questione dichiara -, ritengo ci siano responsabilità da parte dei pubblici ufficiali. Mi viene chiesto di sistemare una casa perchè gli occupanti abusivi non si facciano male, è assurdo». Fino a 10 mesi fa sembrava arrivasse la svolta. Un acquirente stava per comprare l'immobile ad un prezzo stracciato, ma pochi giorni prima della formalizzazione dell'acquisto la casa è stata incendiata e l'affare è saltato.
Alessia Trentin
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci