LA RICOSTRUZIONE
BELLUNO A spanne sono 6 milioni di euro. Ma è solo la punta

Venerdì 23 Novembre 2018
LA RICOSTRUZIONE BELLUNO A spanne sono 6 milioni di euro. Ma è solo la punta
LA RICOSTRUZIONE
BELLUNO A spanne sono 6 milioni di euro. Ma è solo la punta dell'iceberg. Anzi, la primissima stima, riferita esclusivamente al territorio del comune di Belluno. La conta dei danni del maltempo andrà avanti ancora a lungo. E quindi, la cifra è destinata a crescere. Pensare al doppio non è affatto esagerato. Anche perché da Palazzo Rosso si parla addirittura di un numero cinque volte più grande. «Giorno dopo giorno emergono sempre nuove situazioni di danno create dal maltempo - spiega il sindaco Jacopo Massaro -. E manca ancora buona parte delle segnalazioni da parte dei privati. La conta durerà ancora un po' di tempo».
SOPRALLUOGHI DI FRETTA
Il bilancio provvisorio della ricognizione inviata alla Regione Veneto dice 5 milioni 728mila euro. La cifra va spacchettata tra i 4 milioni 100mila euro di danni al patrimonio comunale e 1 milione 627mila euro di danni ai privati. Ma il combinato disposto di vento e alluvione di fine ottobre ha fatto molto molto più male al territorio. Difatti, la prima stima è frutto di sopralluoghi e ricognizioni di fretta, inviati a Venezia con celerità massima solo per consentire l'attivazione del Fondo di Solidarietà Europea (scadeva ieri il termine per l'invio dei dati raccolti da parte degli enti pubblici).
MANCANO MOLTI ENTI
«Questa è una prima stima sommaria, realizzata in pochi giorni proprio per chiedere l'attivazione del Fondo di Solidarietà - commenta Massaro -. Al conto mancano poi tutti i danni subiti dagli altri enti che hanno proprietà sul territorio comunale, dal Genio Civile a Bim Gsp, fino a Anas e Veneto Strade passando per Enel. Molti privati hanno inviato il modulo segnalando il danno, ma non la stima e anche i nostri uffici stanno continuamente aggiornando il bilancio dei danni su tutto il territorio comunale, dai guardrail alle strade alle proprietà boschive. Ad essere ottimisti, il conto verrà quanto meno raddoppiato. Anche perché al momento parliamo solo di una stima degli nterventi per rattoppare i problemi, non per risolverli».
SITUAZIONI AGGRAVATE
Alcuni esempi? I tetti di diversi edifici comunali. Avevano problemi prima del maltempo. Ma piogge forti e vento non hanno fatto che aggravare la situazione. Nel conto dei danni viene calcolato solo il tampone alla situazione di emergenza. In realtà, l'intervento che il Comune sarà costretto a fare è molto più sostanzioso (e oneroso). È il caso della Spes Arena, ad esempio. Il forte vento si è portato via un pezzo della copertura. Una sistemazione sommaria è già stata fatta, per poco più di 17mila euro. Basterà? Ovviamente no. Ma il costo in più non può essere calcolato subito. Perché l'intervento più sostanzioso e più oneroso richiede tempi diversi.
SPES ARENA
«L'intervento da 17mila euro è solo la spesa per riparare quella porzione di tetto divelta - sottolineano Massaro e l'assessore alle manutenzioni, Biagio Giannone -. Il lavoro corretto da fare sarebbe quello di controllare e intervenire su tutto il tetto, e qui si parla di un lavoro da 3-400mila euro». Nelle stesse condizioni c'è la scuola elementare Dal Mas di Cavarzano: la sistemazione delle infiltrazioni d'acqua è costata 15mila euro. Le perizie, però, dicono che sarebbe da intervenire pesantemente su tutta la struttura. Stesso discorso per le strade, per le quali è difficile quantificare i danni. Soprattutto perché potranno subire ulteriori danneggiamenti nei tratti che saranno interessati dal passaggio dei grossi mezzi chiamati a recuperare gli alberi schiantati. Ecco perché Palazzo Rosso si augura ci sia un coordinamento per tutti i lavori di ripristino (in modo particolare per il ripristino ambientale).
ALBERI E CEPPAIE
«In alcune zone dobbiamo ancora riuscire ad avere la misura delle piante a terra - dice Giannone -. Stiamo lavorando in Nevegal e per liberare i sentieri dello Schiara. In più, ci sono centinaia e centinaia di ceppaie a terra, nei giardini privati. Stiamo cercando delle aree per lo stoccaggio, in modo che anche i cittadini possano smaltirle nella maniera più corretta».
Damiano Tormen
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