LA RICORRENZA
BELLUNO «Non ne facciamo un derby». Lucia Olivotto, vicesindaco

Venerdì 26 Aprile 2019
LA RICORRENZA BELLUNO «Non ne facciamo un derby». Lucia Olivotto, vicesindaco
LA RICORRENZA
BELLUNO «Non ne facciamo un derby». Lucia Olivotto, vicesindaco di Belluno, Città medaglia d'oro alla Resistenza, è andata oltre il ricordo, di là dalla mera celebrazione del passato. Puntando a smorzare alcune polemiche dei giorni scorsi: «Il 25 aprile non è contrapposizione, non può rappresentare un motivo di scontro. Il 25 aprile è festa di tutti, è come un fiore da coltivare e curare giorno per giorno». Attacco, quindi, all'indifferenza: «Oggi ci tocca una sfida importante, vincere il senso di sfiducia, il qualunquismo, l'indifferenza e, insieme, un senso di impotenza rispetto a problemi vecchi e nuovi che il Paese deve affrontare». Poi il riferimento al fascismo «che ha governato con violenza e pensiero unico» e alla Costituzione: «E' il nostro patto tra uomini liberi perché liberati. Nasce dalla lotta di liberazione, e il suo collante è l'antifascismo».
LA CERIMONIA
L'alzabandiera, l'inno di Mameli, la Filarmonica di Belluno 1867 che accompagna le autorità e i gonfaloni, uno per tutti quello dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia, fino al monumento bronzeo dedicato alla Resistenza, con la posa della corona. Poi i discorsi di rito per il settantaquattresimo anniversario della Liberazione, con tanta gente d'intorno. «Molti si sono sacrificati, alcuni hanno dato la vita, altri sono vissuti sull'orlo del pericolo. Sta di fatto che il 25 aprile è data simbolica». Così Maurizio Reberschak, già docente di storia contemporanea a Ca' Foscari, a cui è stata affidata l'orazione ufficiale. Ricorda, da subito, come la Resistenza abbia alcuni antesignani, dei padri fondatori: «Giacomo Matteotti, Antonio Gramsci, Nello e Carlo Rosselli». Cita Pietro Calamandrei. Sottolinea «la pregnanza del linguaggio della Costituzione». Ammette che «il movimento della Resistenza non è tutto lineare, non è tutto limpido». Poi il commento: «La festa della Liberazione non è considerare solo il passato, significa vedere qualcosa in progressione e in futuro. Nell'ottica dell'impegno a fare in modo che ciò che è accaduto, ovvero il nazifascismo da cui ci siamo liberati, non torni mai più».
SALA CONSILIARE
A Palazzo Rosso, affiancato da Enrico Bacchetti e Lucia Olivotto, è stato Francesco Rasera Berna, presidente del Consiglio Comunale, a dare abbrivio alla lectio magistralis di Reberschak: «Liberazione è un processo che ha avuto inizio e non ancora una fine», ha detto Rasera Berna, precisando «che aprire la sala consiliare è significativo perché le squadre fasciste presero di mira soprattutto i Comuni». Reberschak, tra citazioni dal Qoelet e da Marc Bloch, ha precisato che «la Liberazione è fatto storico, ma la storia a volte dà fastidio» e che «la Liberazione non è punto di arrivo della Resistenza, ma punto centrale della storia». Sipario giù sul 25 aprile, quindi, con la proiezione, nell'ex latteria di Bolzano bellunese, del filmato che ripercorre avventura, storia ed impegno del maggiore Tilman, l'inglese cittadino onorario di Belluno.
Daniela De Donà
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