L'OSSERVATORIO
BELLUNO Monitorare fauna e flora alpina, con le banche dati che

Sabato 13 Luglio 2019
L'OSSERVATORIO BELLUNO Monitorare fauna e flora alpina, con le banche dati che
L'OSSERVATORIO
BELLUNO Monitorare fauna e flora alpina, con le banche dati che devono parlare la stessa lingua. Indispensabile per il confronto, anche a livello europeo, diventa, quindi, l'adozione di un metodo omogeneo. Ieri, nel convegno sulla biodiversità in ambito alpino organizzato a Palazzo Fulcis, si è fatto il punto con il secondo Report della Rete Sapa (Sistema aree protette alpine) di cui fa parte il Parco delle Dolomiti bellunesi. Che prende un voto alto alla voce monitoraggio: 25 anni, già con la presidenza di Cesare Lasen, ha messo tra le finalità la ricerca scientifica, ma pure il controllo di fauna, flora e habitat. Così Paolo Angelini, capo della delegazione italiana nella Convenzione delle Alpi, ha motivato la scelta di presentare il Report n.2 a Belluno: «Questa è un'area che vogliamo incoraggiare. Vicissitudini note, a vario titolo, hanno riguardato il Parco delle Dolomiti bellunesi, ecco perché va dato merito ai suoi tecnici, cioè alla parte operativa, di aver saputo ugualmente ben operare in accordo con gli organi centrali».
ORCHIDEE, ROSPI, PIPISTRELLI
«Dal 2013, con i parchi di Stelvio, Gran Paradiso e Val Grande, si lavora in modo condiviso - precisa Enrico Vettorazzo, tecnico del Parco abbiamo aree campione di 100 metri di raggio ogni 200 metri di quota. Ci servono per capire gli effetti del cambiamento climatico sull'habitat». Il Parco segue le linee guida comunitarie Ispa che riguardano le specie prioritarie da proteggere e, anche se c'è sempre da imparare, lo zoccolo è solido. Ecco che Vettorazzo, porta qualche esempio di specie che, da tre anni, sono monitorate: dall'orchidea di montagna che tutti conoscono, la Pianella della Madonna, alla Rosalia alpina, cioè il coleottero azzurro e nero che si nutre del legno di faggio morto. Dalla Coronella austriaca, un rettile, all'Ululone dal ventre giallo, un rospo. «Vengono seguiti pure i movimenti di lupi e gatti selvatici afferma Vettorazzo - così come le presenze della farfalla Apollo o dei pipistrelli» A proposito di pipistrelli bellunesi, questa la novità: «Erano 4 le specie note, ora, applicando i protocolli definiti a livello nazionale, ne conosciamo 14 presenti all'interno del Parco».
PARCO D'AMPEZZO
Esistono due parchi dentro i confini della provincia di Belluno. C'è anche quello naturale regionale delle Dolomiti d'Ampezzo, presieduto da Michele Da Pozzo. E' Graziano Martini Barzolai, comeliano già funzionario regionale e ora incaricato dal Ministero di seguire le aree protette, a sottolineare come i due parchi presenti in provincia vadano a braccetto a livello di collaborazione. «Dopo un periodo in cui di tendeva ad essere autoreferenziali si è capito che ognuno deve lavorare come un'officina capace di esportare dati su tutto il territorio». Martini Barzolai, a tal proposito, vuole ricordare come il primo parco a stilare una cosiddetta lista rossa (per le specie in pericolo d'estinzione) sia stato proprio il Parco d'Ampezzo già nel 1916. Martini ribadisce, infine, le parole di Cesare Lasen, botanico feltrino di fama mondiale: «Al di là delle istituzioni e delle normative contano le persone, il voler bene alle terre alte». Ma la biodiversità non riguarda solo la montagna. Stefania Ganz, assessore alle politiche per l'ambiente, portando i saluti ha sottolineato, citando api e rondini, quanto il Comune di Belluno «tenga molto alla biodiversità in ambito urbano».
Daniela De Donà
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