L'INTERVISTA
BELLUNO Ha lavorato in Kurdistan, e adesso si mette a disposizione

Giovedì 8 Febbraio 2018
L'INTERVISTA BELLUNO Ha lavorato in Kurdistan, e adesso si mette a disposizione
L'INTERVISTA
BELLUNO Ha lavorato in Kurdistan, e adesso si mette a disposizione del Bellunese. «Perché dopotutto i due territori sono simili: entrambi sono terre di montagna». È pronto a lavorare per la sua provincia d'origine, come ha già fatto in altre occasioni. E se dovesse risultare eletto, garantirebbe il massimo impegno da senatore. Sì, perché Giancarlo Garna è candidato all'uninominale per il Senato. Con chi? Con Potere al Popolo, la nuova formazione di Sinistra che ha messo insieme Rifondazione Comunista, attivisti e una parte del mondo sindacale (Cobas e Usb).
«Mi è stato chiesto di dare una mano e io mi sono messo a disposizione della mia gente, della mia terra» dice Garna, originario di Belluno e cittadino del mondo, visto che il suo lavoro di archeologo l'ha portato a scavare soprattutto in Medio Oriente e in zone di guerra. «Quando la mia gente mi chiama, io non mi tiro indietro».
Quando ha saputo che era candidato?
«A dicembre. È partito tutto molto in fretta. Abbiamo dovuto raccogliere le firme per presentare le nostre liste, a dimostrazione del fatto che il percorso andrà anche oltre la data del 4 marzo. Mi hanno chiesto di mettermi a disposizione e ho risposto prontamente, perché per me è un onore e un attestato di stima».
Non è la prima volta che risponde «presente».
«Mi ero messo a disposizione anche alle ultime regionali, nel 2015».
Allora correva con L'altro Veneto-Ora possiamo.
«Esatto. Un progetto molto simile a quello di Potere al Popolo, che propone qualcosa di molto semplice e sentito: la gente vuole riappropriarsi del proprio territorio e della propria sovranità».
Con persone che non fanno politica di professione.
«Proprio così. Nessun paracadutato, ma solo figure di qualità che possono dare molto, anche se finora non sono state ascoltate. Anzi, proprio perché finora non sono state ascoltate».
Cosa può dare Giancarlo Garna, archeologo?
«Ho lavorato in Siria, a Pompei, ad Aquileia e in altri luoghi. Ho sempre dialogato con i territori, in modo da renderli consapevoli delle ricchezze che hanno e che devono cercare di tutelare e difendere. Credo di poter dare questo: le mie competenze specifiche e la mia sensibilità».
In una recente conferenza tenuta a Belluno, ha detto che crede nel ruolo sociale dell'archeologo. In che senso?
«L'archeologo non è solo uno che scava. Anzi, l'attività di scavo è diventata marginale. Dimentichiamoci l'archeologo alla Winckelmann, collezionista di reperti. Oggi l'archeologo è un conservatore della memoria, un professionista che legge il territorio e le sue sovrastrutture. In quest'ottica, il ruolo sociale sta nel tramandare la memoria ai posteri e nel risolvere le problematiche dell'oggi per tutelare il patrimonio di storia anche per le future generazioni. Un'attività che serve anche o soprattutto nel nostro Paese, ricco di storia, arte e bellezza, ma spesso inconsapevole».
Cito sempre dalla conferenza tenuta a Belluno: la consapevolezza crea tutela e genera ricchezza.
«Certo. Ne sono convinto. E non è una mercificazione dell'arte, semmai un valore aggiunto. L'ho sempre detto: con la cultura si mangia, e si mangia bene».
È il caposaldo del suo programma elettorale?
«Sì. I dati sul turismo sono in crescita, per cui la direzione da seguire è quella. A patto che la cultura, l'arte, la bellezza e il paesaggio non siano un osso da spolpare, bensì un gioiello da mostrare e tutelare. Questo è fondamentale sia per dare senso al turismo, sia per i cittadini che abitano un determinato luogo. Potere al Popolo chiede che gli investimenti sui beni culturali aumentino almeno all'1% del Pil. È un delitto non farlo».
Anche a Belluno?
«Credo sarebbe la vera ricetta contro lo spopolamento della nostra montagna». In che modo? «Intanto con investimenti nella messa in sicurezza del territorio. Poi con incentivi mirati sull'agricoltura di montagna, che genera lavoro e crea un paesaggio curato. Inoltre è necessario migliorare le strutture ricettive e incentivare la promozione turistica attraverso le persone adeguate, con professionalità specifiche nel settore culturale. Un turismo culturale e consapevole, legato alla sostenibilità, può essere contemporaneamente un motore di sviluppo del Bellunese e uno strumento per conservare il nostro territorio dolomitico».
Infrastrutture?
«Servono ritocchi sostenibili alla nostra rete viaria. Compatibili con il territorio e concertate con chi abita il territorio». Se sarà eletto, continuerà a fare l'archeologo? «Credo che l'attività politica richieda impegno e abnegazione. L'assenteismo lo trovo offensivo per gli elettori. Per cui l'attività da archeologo dovrebbe attendere per un po'».
Damiano Tormen
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