L'EMERGENZA
ALPAGO Il 70% di Schiucaz, il paese in comune di Alpago minacciato

Mercoledì 15 Maggio 2019
L'EMERGENZA
ALPAGO Il 70% di Schiucaz, il paese in comune di Alpago minacciato dalla frana, potrebbe sparire. Dieci case sul totale di 15 del paese, compresa un'attività, e escluse le stalle, potrebbero non esserci più portate via. È uno scenario molto probabile visto che i 6mila metri cubi di roccia e fango dovranno venire giù. In un modo o nell'altro. Lo confermano i due geologi, di Comune e Veneto Strade, che ieri hanno effettuato i sopralluoghi sul corpo franoso e le misurazioni. «Si può decidere di fare una cosa ragionata - spiega il geologo Luca Salti -, un po' per volta. Quel che è certo è che si farà di tutto affinché non scompaia il paese, questa è la priorità». Al momento non si è ancora deciso come procedere e non è stata fatta ancora una simulazione di quello che potrebbe accadere. «Il 70% dell'abitato è a rischio - conferma il geologo Tiziano Padovan -. Quando domenica all'una ho visto le foto e la crepa sulla roccia ho detto subito al Comune di evacuare. Quando si vedono le fratture in roccia è un brutto segno perché vuol dire che la frana è profonda». «Che il paese scompaia è la peggiore delle ipotesi - precisa il sindaco Umberto Soccal -, ma c'è anche questa. Se si distruggerà l'intero paese, si avranno 6 famiglie che non hanno più la casa».
LA GIORNATA
L'asta tra la roccia e il guard rail sistemata sulla sp 5 di Lamosano domenica, in due giorni, si è completamente deformata. La strada ormai è saltata quasi completamente. Le rocce dall'alto continuano a scendere. Sul terreno ieri mattina c'era solo il materiale caduto nella notte. E faceva impressione. Ma la buona notizia è arrivata: la frana sta rallentando. Sarà per poco, però, perché nei prossimi giorni sono previste intense precipitazioni che non aiuteranno. «Si è rallentato un attimo il fenomeno - conferma il geologo del Comune, Padovan -. Abbiamo installato due sistemi di monitoraggio sulla cima: un cordino metrico e uno normale. Ha misurato uno spostamento di un centimetro dalle 11 di oggi (martedì ndr) alle 12.20. Quindi sta rallentando, ma non piove. Il problema sarà domani».
LA FERITA DI VAIA
«Rispetto a ieri (lunedì ndr) - conferma Luca Salti, geologo di Veneto Strade - tutto il sistema di fessurazione è aumentato di altri 50 centimetri. Il movimento ha rallentato un pochino. Si tratta di rocce che non sono tra le migliori e sono fortemente alterate». Poco più avanti c'è la prima frana, quella che si era creata il 29 ottobre, quando venne evacuata una famiglia, ancora oggi fuori casa. Ma è dieci volte più piccola di quella di domenica: 300 metri cubi di materiale, contro 3mila. «Le due frane sono correlate - spiega Salti - e si tratta di una ferita di Vaia. In questi giorni con le piogge che continuano a esserci, si stanno sviluppando delle riaperture delle ferite di Vaia». «Si tratta di rocce friabili, siltiti, che a contatto con acqua tendono a disfarsi», dice Padovan, spiegando perché la ferita si è evidenziata solo dopo 7 mesi.
LA PAURA
«La frattura (quella in cima) è ormai di almeno un metro - dice Padovan -. Parliamo di 60 metri di fronte, con una profondità di 5 metri, ma potrebbe essere di più, e 1.400 metri quadri di superficie. Al momento siamo in stand-by, su come procedere, si valuterà nei prossimi giorni. All'inizio si era mossa un metro al giorno: questa notte ha fatto 40 centimetri. Lo spostamento del corpo di strada sulla strada è dell'ordine di un metro e mezzo complessivo. È decisamente una situazione a rischio, visto che è una frana di tipo complesso, rispetto a altre, perché presenta degli spessori di 5-6 metri». Una frana cattiva insomma, di quelle che non perdonano. È controllata a vista con torri faro e le sentinelle dei vigili del fuoco, presenti anche i droni. Ieri pomeriggio, in Municipio, una nuova riunione del Coc, comitato operativo comunale e poi un nuovo sopralluogo con il capo di gabinetto della Prefettura e il consigliere provinciale alla Protezione civile Massimo Bortoluzzi, che ha lanciato anche l'idea di procedere con microcariche. Ma è tutto da valutare. La competenza è della Provincia, ma la frana è considerata come emergenza post-Vaia e il soggetto attuatore è Veneto strade.
Olivia Bonetti
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