L'APPELLO
FELTRE «Questo referendum parte da un dato oggettivo, ossia che

Sabato 21 Ottobre 2017
L'APPELLO
FELTRE «Questo referendum parte da un dato oggettivo, ossia che la montagna in quanto montagna ha difficoltà di governo e gestione del territorio diverse rispetto alle grosse concentrazioni. Se a Roma non si comprenderà il nostro appello, la montagna continuerà a subire lo spopolamento, la delocalizzazione delle imprese e quant'altro». Sono queste le parole del sindaco di Feltre, Paolo Perenzin, che nel tardo pomeriggio di ieri, nella sala del palaghiaccio, ha chiuso la campagna referendaria per il «sì» alla richiesta di attribuire ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia alla provincia di Belluno.
IL SEGNALE
L'idea chiave è chiara: il Bellunese deve dare un segnale forte sulla direzione che vuole prendere; deve pretendere quella specificità che spetta ai territori montani. Una battaglia che deve essere condotta per Belluno ma anche per tutti i territori montani d'Italia. «La provincia chiede maggiori risorse in quanto territorio montano, e lo chiede allo Stato ma ancor più alla regione del Veneto aggiunge Perenzin -. Questo referendum lo abbiamo chiesto anche perché Venezia non riconosce questo suo territorio montano come dovrebbe; pensiamo solo alla riforma sanitaria che è stata approvata lo scorso anno e che non solo non ha trattato Belluno alla pari degli altri territori ma addirittura peggio. Inoltre, c'è uno statuto della regione approvato da anni che prevede particolari forme di autonomia per la montagna mai attuato». Nell'ambito di quest'ultimo incontro pre-referendum si è sottolineato come, dal 2005 al 2014 siano stati fatti 18 referendum nella nostra provincia per passare ad altra provincia o regione e, di questi, 8 sono passati con il sì.
IL FALLIMENTO
«Si delinea hanno sottolineato i relatori un fallimento politico perché non si è tenuto in considerazione ciò che è stato fatto dai cittadini; si ha la sensazione di un'incapacità da parte della regione e dello stato di dare risposte ai bisogni dei cittadini». La provincia di Belluno ha bisogno di essere rilanciata e di potersi governare per poter sopravvivere; è un referendum quasi difensivo quello di domani perché l'obiettivo è difendere ciò che abbiamo.
«In provincia siamo capaci di avere idee ed abbiamo potenzialità su cui puntare ed investire ma devono lasciarcelo fare», ha sottolineato Maurizio Busatta, che fin qui ha coordinato il Comitato referendario. «Con questo referendum ha aggiunto l'avvocato Enrico Gaz è in gioco il futuro della società bellunese. C'è attenzione a livello nazionale su questa nostra iniziativa; ci stanno guardando con preoccupazione. È quindi l'occasione per prendere una posizione netta chiedendo con forza che ci venga riconosciuta la specificità di cui abbiamo diritto».
IL DUBBIO
È innegabile che il primo scoglio da abbattere sarà quello del quorum; in una provincia con così tanti iscritti all'Aire che non potranno quindi votare dall'estero diventa fondamentale una massiccia affluenza al voto dei bellunesi per poter arrivare a raggiungere questo obiettivo. E a tal proposito, l'Abm ieri ha ricordato che l'appello lanciato dal presidente Oscar De Bona a visualizzare il videomessaggio lanciato dal web a favore dell'autonomia, è stato visualizzato da 40mila persone e le condivisioni hanno toccato quota 100mila.
Nel corso del dibattito, il feltrino Cesare Lasen ha sottolineato come «dobbiamo dimostrare di esserci e di voler riacquisire un ruolo da protagonisti».
C'è anche un compito per casa che tutti quanti si sono dati. La battaglia non si chiuderà domani sera, sarà solo un nuovo inizio. Dal 23 si riparte per lavorare sulla riorganizzazione degli enti istituzionali, dai Comuni alle Province, passando per le Unioni montane e i consorzi.
Elenora Scarton

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