L'APPELLO
BELLUNO Non c'è più tempo da perdere. Sta cercando di farlo

Venerdì 22 Novembre 2019
L'APPELLO
BELLUNO Non c'è più tempo da perdere. Sta cercando di farlo capire in tutte le sedi, il consigliere nazionale del Soccorso alpino, Fabio Rufus Bristot. Da anni si parla di una legge per gli ostacoli al volo, ma ad oggi, dopo 55 morti e 33 feriti solo negli ultimi decenni, non ce ne è ancora una, se non qualche pasticciata riga scritta una quindicina d'anni fa. Uno spiraglio era arrivato quando, questa primavera, è stato istituito un tavolo tecnico nella sede della Protezione civile a Roma, con tutti i soggetti chiamati a portare il loro contributo per una specifica quanto ormai necessaria norma. Al tavolo istituito per Decreto siede, infatti, anche il consigliere nazionale Cnsas, Bristot, con altri 15 soggetti istituzionali, tra rappresentanti di Enti dello Stato, Enac, Enav, Envs, Ministeri diversi ed altri. Già 4 sedute, l'ultima il 6 novembre scorso, ma la luce in fondo al tunnel sembra ancora molto lontana. Tanto che Rufus ha preso carta e penna e ha scritto alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per sollecitare la chiusura di questa fase interlocutoria. Ieri l'appello è arrivato anche con un comunicato congiunto fra Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleolgico e Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani, che hanno snocciolato dati e presentato la situazione.
LO SCONFORTO
«È disarmante e alle volte triste - dice sconsolato il consigliere Cnsas - che fa pensare che razza di Paese strano sia l'Italia. Questa è una legge di civiltà e dignità per chi ogni giorno mette il loro sedere su questi elicotteri». La tragedia di Falco, l'elicottero del 118 che si schiantò il 22 agosto 2009 a Rio Gere con un bilancio di 4 morti, è una ferita ancora aperta per tutti i bellunesi. E Rufus confessa: «Sono per fortuna ancora coinvolto emotivamente e questo stato mi porta ad avere ancora energie ed essere fortemente propositivo per raggiungere l'obiettivo di una legge che non può aspettare altre vittime innocenti». «Vittime che erano persone impegnate in compiti di servizio istituzionali di soccorso», stigmatizza Marco Bussone, presidente nazionale Uncem. Il presidente del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, Maurizio Dellantonio, rimarca come «sia sempre più cogente arrivare al nocciolo vero del problema: avere una buona norma ed applicarla il giorno stesso».
LA LEGGE
Per avere conferma basta dare un'occhiata agli archivi della stampa locale. Si parlava di questa norma già 10 anni fa, con appelli anche del Governatore Zaia. In altre parti d'Italia addirittura a metà anni '90. Nel 2014 il Disegno di legge sugli ostacoli al volo, primo firmatario l'onorevole Roger De Menech, poi ripresentato nel 2018. Poi la proposta dell'onorevole De Carlo e quella di D'Incà, oggi ministro. «Ho sentito il ministro D'Incà - dice Fabio Bristot - e si è dimostrato del tutto favorevole all'iniziativa che aveva già peraltro condiviso. Ha assicurato che darà una mano, per quanto di sua competenza. Aspettiamo ora che questo tavolo si sblocchi perché la sicurezza non ha colore politico. La sicurezza c'è o non c'è».
IL TAVOLO TECNICO
È stato istituito con Decreto e si riunisce nella sede della Protezione civile a Roma. «È stato correttamente convocato - dice Rufus - con tutti i soggetti istituzionali, anche se manca, inspiegabilmente il 118, che fa la maggior parte delle missioni con elicottero e la pressoché totalità degli interventi sanitari». «Si tratta di accelerare togliendo senza indugio le foglioline di fico utilizzate sino adesso per coprire talune, piccole miserie - prosegue -. Ogni missione è lasciare una pistola carica puntata alla tempia del pilota di turno. D'altronde è conclamata la statistica europea e del nord America: tutti gli eventi tragici (90%) avvengono con gli ostacoli posti al di sotto dei 60 metri».
Olivia Bonetti
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