«Io, italiano incensurato»: ma le carte risultarono false

Martedì 12 Febbraio 2019
FELTRE
«In Marocco condanna vuol dire carcere, per questo non ho capito». Ha convinto il giudice Ahmed Ezzaymoussi, 57enne marocchino un tempo residente a Feltre, con cittadinanza italiana. E proprio nel fare le pratiche per diventare cittadino italiano si sarebbe messo nei guai, a causa proprio della sua non conoscenza del diritto italiano. Era finito alla sbarra con l'accusa di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico. Reato scattato quando nei documenti attestò di non aver riportato condanne penali. Peccato che ci fosse a suo carico una sentenza del giudice di pace, con una condanna di una multa per minaccia e un procedimento pendente per esercizio arbitrario delle proprie ragioni (per il quale è stato poi assolto). Ieri l'imputato è stato assolto «perché il fatto non costituisce rato». Ha convinto il giudice la spiegazione fornita in aula, dove il 57enne era presente, seduto accanto al suo avvocato Enrico Rech. «In Marocco condanna significa farsi un periodo di carcere- ha spiegato - Quindi quella multa per me era una vicenda amministrativa, non certo penale».
La richiesta per diventare cittadino italiano era stata presentata nel 2014 a Belluno. E la sentenza per ingiurie e minacce che il marocchino avrebbe commesso in Feltre il 10 dicembre 2009, era già diventata irrevocabile il 5 maggio 2013. Ieri, al termine della sua arringa difensiva l'avvocato Rech non ha potuto che chiedere l'assoluzione, poi sentenziata dal giudice Berletti.
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