IL PROCESSO
BELLUNO Non è bastata la testimonianza della moglie che ieri

Giovedì 25 Aprile 2019
IL PROCESSO
BELLUNO Non è bastata la testimonianza della moglie che ieri ha assicurato in aula, sotto giuramento, che lei e il marito quel giorno erano a casa, a Longarone. Il giudice Domenico Riposati ha comunque condannato a 500 euro di multa Antonio Sacchet, per imbrattamento di cose altrui. L'accusa originaria era danneggiamento aggravato con l'acido dell'auto di un coetaneo bellunese, che era parte civile con l'avvocato Stefano Bettiol. Ieri il legale ha revocato la costituzione: il suo assistito è stato risarcito con 700 euro, ovvero il conto del carrozziere.
Secondo l'accusa formulata dalla Procura, Sacchet, che era difeso dall'avvocato Pierangelo Conte, avrebbe effettuato una «spedizione punitiva» contro l'ex inquilino, da cui, a suo dire, avanzava soldi. I fatti ricostruiti in Tribunale a Belluno risalgono al 28 settembre 2013 quando la parte offesa andò a fare la spesa all'Emisfero. La vittima aveva appena portato a lavare la macchina, che era splendente. Quando tornò al parcheggio, nella parte sopra il centro commerciale, notò un suv scuro con una persona che conosceva. Diede uno sguardo alla sua di auto, un'Honda prelude e si accorse che sul cofano c'erano ancora i resti di acido corrosivo: la vettura era rovinata. «Io in quel parcheggio non c'ero», ha sempre detto l'imputato. Una versione confermata ieri anche dalla moglie che ha spiegato: «Sono certa che quel 28 settembre eravamo a casa, perché mio figlio in quel giorno lavorava in Fiera e abbiamo poi pranzato tutti assieme». La difesa aveva chiamato anche il padre dell'imputato, che però si è avvalso della facoltà di non rispondere, consentita ai parenti dell'imputato. Infine il pm ha chiesto la condanna a 6 mesi di reclusione e la difesa invece l'assoluzione, o quantomeno la derubricazione nell'imbrattamento. Solo quest'ultima richiesta è stata accolta dal giudice che ha condannato a 500 euro di multa.
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