Il malato bellunese rimbalzato fino a Pieve di Cadore

Sabato 20 Febbraio 2021
SANITA'
BELLUNO «Dobbiamo ricoverarla ma non abbiamo posti letto disponibili». E quindi? «O la trasferiamo in un altro ospedale o torna a casa». Sembra inverosimile che questa discussione, a cui la gente ha imparato ad abituarsi nei mesi di ottobre e novembre, quando la seconda ondata di contagi era quasi al suo apice, sia avvenuta nei giorni scorsi. Giovedì, per essere precisi, al San Martino di Belluno. Ma come: l'emergenza sanitaria e la pressione sugli ospedali non si era affievolita? Sì ma non abbastanza, evidentemente. I numeri sono più bassi rispetto a dicembre eppure, ancora oggi, il ricovero di un paziente negativo non è affatto assicurato. Lo dimostra ciò che è accaduto l'altro giorno. Un uomo di 88 anni, portato dalla figlia in Pronto Soccorso a Belluno, è stato visitato e messo davanti alla cruda realtà, ossia che non c'era spazio per lui. «Dovrebbe essere ricoverato in Gastroenterologia, ma non abbiamo posti letto disponibili» hanno spiegato i medici. Neanche in Medicina Generale? «Aspetti, guardo: no». E in Geriatria? «Nemmeno lì». Le alternative prospettate ai familiari a quel punto sono due: o tornare a casa o chiamare un'ambulanza e trasferirlo a Pieve di Cadore. I familiari hanno optato per la seconda. «Gli ospedali sono in rete ha chiarito l'azienda sanitaria Perciò ogni paziente, in base anche all'esito del tampone, viene indirizzato dove c'è posto». Se negativo, finisce a Pieve di Cadore.
LA POLEMICA
La mancanza di posti letto non è l'unico problema che scuote la sanità bellunese e che allarga la faglia tra Palazzo Rosso e i palazzi della Laguna. Dei 52 milioni di euro stanziati dalla Regione per l'acquisto di dotazioni tecnologiche, servizi e ristrutturazioni delle aziende sanitarie e ospedaliere venete, all'Usl 1 Dolomiti ne arriveranno zero. «Ancora una volta la sanità bellunese viene dimenticata ha tuonato il sindaco Jacopo Massaro Ora scatterà il tradizionale scaricabarile, ma è evidente che non è accettabile essere l'unica provincia a non vedere investimenti per l'innovazione delle sue strutture sanitarie». La questione era stata sollevata dal gruppo Facebook Difendiamo l'ospedale San Martino di Belluno. Ed è proprio lì, sotto quel post-denuncia di qualche giorno fa, che è divampata la discussione. A prendere la parola, tra i commenti, anche il consigliere regionale Silvia Cestaro. Bellunese, ex sindaco di Selva di Cadore, è riuscita a ottenere una sedia a Palazzo Ferro Fini nelle ultime elezioni regionali di settembre scorso. «La Commissione per gli investimenti tecnologici si riunisce diverse volte all'anno per decidere circa le richieste delle usl» ha spiegato la Cestaro su Facebook. Aggiungendo poi un elenco, dettagliato, con gli interventi finanziati, in programma, in fase di realizzazione o già terminati nel Bellunese. Sempre nel suo intervento affidato alle righe del social network si legge che «le notizie vanno date nel contesto e non solo per fare polemica. Poi che ci sia da migliorare e risolvere diversi problemi lo sappiamo tutti ma almeno che si rispetti il lavoro fatto». Risposta che, però, ha fatto storcere il naso a molti esponenti politici del capoluogo. «Mi meraviglio ha concluso il sindaco di Belluno Massaro che per un rappresentante del Bellunese bastino come giustificazione gli interventi già finanziati. Il passato non può essere sufficiente a giustificare la mancanza di oggi. D'altra parte, anche gli interventi citati sono arrivati solo dopo anni e anni di assenza di investimenti».
DP
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