Il furgone di Maria viaggia per far felici i bambini africani

Giovedì 18 Gennaio 2018
Il furgone di Maria viaggia per far felici i bambini africani
L'IMPEGNO
BELLUNO Quattro ruote, un cervello e tante mani. Maria Garbellotto è un architetto bellunese con i piedi sparsi per il mondo. Belluno, Uganda, Costa D'Avorio, Olanda e ancora Uganda. Dove vive oggi, a Kampala, capitale dello stato incastonato nel cuore dell'Africa. Lì Maria lavora e viaggia su un furgone che sembra uscito da un libro di Rodari. Ma i libri, il furgone di Matatart, questo il nome del progetto, li ha nella pancia, la pancia che proprio Maria ha pensato, progettato e costruito per poi partire alla ricerca dei bambini che un libro spesso non sanno nemmeno cosa sia. «Tra la triennale e la specialistica decisi di fermarmi un anno - racconta - e grazie a Insieme si può partii per 6 mesi di volontariato in Karamoja, nord Uganda. Mi occupavo della riqualificazione dei sistemi di raccolta dell'acqua piovana. Dopo la laurea ho iniziato a lavorare per uno studio olandese che si occupa di progetti in Africa e nel giro di due anni sono tornata in Uganda». Non siamo però ancora arrivati al furgone colorato «Con lo studio olandese lavoro part-time, dunque mi rimaneva tanto tempo. Con l'associazione Art of a child ho iniziato un progetto per promuovere la letteratura per l'infanzia nelle scuole. Presto però l'associazione ricevette richieste per fare queste attività anche con chi a scuola non poteva andare. Bello, ma in che strutture?». Ecco il furgone. «Esatto. Con Susan, la responsabile dell'associazione, abbiamo pensato all'idea di un centro culturale mobile, il furgoncino: saremmo andati noi dai bambini senza scuola. La risposta è stata super, così Susan si è messa a scrivere il progetto educativo, io quello materiale, disegnando il furgone e i suoi arredi per renderlo un laboratorio viaggiante d'arte, letteratura e musica. Quindi abbiamo aperto una campagna di crowdfunding, per lo più indirizzata ad amici e parenti. In poco tempo grazie al meraviglioso aiuto dei bellunesi abbiamo raccolto 15mila euro, poi tante associazioni ugandesi hanno voluto aiutarci e oggi abbiamo 5 anni di attività coperti. L'obiettivo è insegnare a chi non si può permettere una scuola di fare una firma, leggere il titolo di un giornale o contare il resto. E poi ballare, dipingere, suonare, recitare. Insomma poter avere un ruolo ed esprimerlo, anche senza istruzione». Dopo i primi sei mesi come va? «L'emozione più grande è vivere l'entusiasmo di bambini che non sono abituati a ricevere attenzione. Apprezzano tantissimo avere qualcuno che gli legge un libro, insegna a mescolare i colori o a cantare».
Alessandro De Bon
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