IL BILANCIO
BELLUNO Incendi nelle abitazioni: i casi sono in media con i numeri

Mercoledì 22 Maggio 2019
IL BILANCIO
BELLUNO Incendi nelle abitazioni: i casi sono in media con i numeri degli anni precedenti, ma le conseguenze quest'anno sono state più drammatiche. È il bilancio di un inverno in cui i roghi nelle case sembravano aver avuto un'impennata, rispetto al passato. Ma non è così. Lo conferma, dati alla mano, il comandante provinciale dei vigili del fuoco, l'ingegnere Girolamo Bentivoglio Fiandra. «C'è stata una risonanza mediatica e danni che hanno fatto pensare a un incremento - spiega -. Certo i roghi sono stati rilevanti per la grandezza delle abitazioni coinvolte, basti pensare all'edificio di Venas dove sono stati danneggiati 1200 metri quadrati i tetto. In realtà siamo in linea con gli anni precedenti». Per una serie di coincidenze fortunate in tutti questi roghi non ci sono state tragedie o feriti gravi. Ma un altro dato è preoccupante: quasi tutti i grossi incendi in abitazioni sono partiti dalla canna fumaria.
I DATI
Erano 75 gli interventi dei vigili del fuoco per incendio causato da canna fumaria al 15 marzo 2019. Nell'anno precedente il totale di interventi di questo tipo sono stati 163: insomma il numero del 2019 chiuderà in linea con gli anni precedenti. I casi non incidono molto sul totale degli interventi dei vigili del fuoco bellunesi (di tutte le tipologie) che arrivano sui 4mila ogni anno. Al 15 marzo eravamo a 1187 totali. Sono già più di una decina anche le segnalazioni per incendio colposo arrivate in Procura: dal caso eclatante di Piaia (San Tomaso) dove la sera del 21 gennaio scorso il fuoco partito da una canna fumaria in un fienile distrusse in totale 7 edifici del paese, a quello di Mareson (Val di Zoldo). O ancora, quello della palazzina di Venas, sempre innescato da una canna fumaria malfunzionante.
L'EMERGENZA
«I 180 interventi l'anno - spiega il comandante Girolamo Bentivoglio Fiandra - dimostrano che c'è una scarsa manutenzione e pulizia della canna fumaria». E il comandante, con il capo squadra esperto Antonio Vissà della polizia giudiziaria dei vigili del fuoco, spiegano cosa fare per evitare disastri come quelli che abbiamo visto questo inverno.
LE ISTRUZIONI
«Lo dice la legge - prosegue il comandante - con il decreto 37 del 2008, ovvero il Regolamento concernente l'attività di installazione degli impianti all'interno degli edifici che spiega che gli impianti devono essere progettati e installati da imprese abilitate e iscritte a camere di commercio. Al termine dei lavori l'impresa installatrice rilascia al committente la dichiarazione di conformità». Le canne fumarie, come spiega Vissà, vengono isolate dalla struttura ma con un materiale (lana di roccia) che negli anni perde la sua capacità di isolamento. Fondamentale quindi anche la manutenzione e la pulizia. «Sia nella costruzione che nella pulizia il fai da te non è consentito», mettono in guardia i vigili del fuoco. Insomma si devono scegliere dei professionisti anche per la pulizia, che va fatta, sottolineano i pompieri «ogni 4 tonnellate di combustibile usato». Questo significa che ogni 200 giorni bisognerebbe pulire la canna fumaria in una casa. Ma chi lo fa veramente? «Un cattivo tiraggio della canna fumaria produce monossido - mette in guardia il comandante - e se i fumi della combustione non vengono espulsi rimangono nell'ambiente causando la carenza di ossigeno e si produce monossido». In quasi tutti gli incendi che si sono verificati a causa della canna fumaria, o l'impianto era irregolare o non era stata effettuata la pulizia.
Olivia Bonetti
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