Grones non ci sta: «Giù le mani dal nostro piano»

Mercoledì 15 Agosto 2018
L'APPELLO
(Belluno) Giù le mani dal piano marketing: il turismo bellunese ne ha troppo bisogno perché lo strumento di rilancio diventi panacea anche dei mali altrui. Quindi, Confindustria «non si intrometta nel rilancio del comparto». Lo dice Leandro Grones, sindaco del secondo Comune più turistico della provincia (Livinallongo) e componente del cda della Dmo Dolomiti. Ma probabilmente lo pensano tanti suoi colleghi operatori turistici, a cui non è andata giù la presa di posizione del direttore degli industriali bellunesi.
LA CRITICA
Andrea Ferrazzi ha lamentato l'esclusività turistica del piano di marketing promosso dalla Dmo Dolomiti e dalla Provincia. Un piano che, a suo dire, doveva essere prima territoriale che turistico. «Si è persa una grossa occasione - dice il direttore di Confindustria Belluno Dolomiti -. Si poteva giocare sull'attrattività di nuovi investimenti da fuori. Peccato che non si sia scelta questa strada e si sia optato per ridurre tutto a un marketing esclusivamente turistico».
LA REPLICA
«Solo su un'unica cosa si può concordare con Ferrazzi: che il turismo da solo non basta. Per tutto il resto c'è da strapparsi i capelli dalla disperazione per le sciocchezze che dice - controbatte Grones -. Questi attacchi fuori luogo fanno solo male al turismo e demotivano gli enti e gli imprenditori che investono in termini di risorse economiche e umane. E se questo è l'apporto di Confindustria al rilancio del comparto turistico ne facciamo volentieri a meno. Evidentemente a Ferrazzi è sfuggito o non sa che quello è un piano marketing territoriale a tutti gli effetti. Un piano che promuove il territorio ovvero l'insieme di quelle peculiarità che rendono un'area unica e attrattiva qual è la nostra. Si deve rilanciare prima il turismo, gli investimenti poi verranno da sé. È folle pensare di destinare quei fondi all'attrattività extra turistica. L'attrattività di investimenti industriali in aree montane la persegua con iniziative e proposte ai tavoli governativi. Siamo lontani anni luce dall'Idm altoatesina che ha a disposizioni 40 milioni all'anno e 200 collaboratori. I Comuni hanno messo convintamente più di 5 milioni per promuovere il territorio e sostengono assieme a Camera di Commercio e Provincia i due terzi dei costi della Dmo che ora è pienamente operativa. Ferrazzi, prima di parlare, dovrebbe ricordarsi che l'apporto economico di Confindustria alla Dmo è costituito dalla modica cifra di 1.580 euro su un totale complessivo di 82mila euro. Mi permetto sommessamente di dare a Ferrazzi un consiglio: lasci perdere gli attacchi al piano marketing territoriale e concentri le proprie energie per arginare l'emorragia di aziende da Confindustria».
Damiano Tormen
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci