«Gli alberi della piazza un patrimonio da proteggere»

Lunedì 29 Marzo 2021
«Gli alberi della piazza un patrimonio da proteggere»
L'INTERVISTA
BELLUNO «Nel Bellunese mi sono sempre trovato a casa mia: è una delle mie altre dimore». Si presenta così Tiziano Fratus, lo scrittore bergamasco cercatore di alberi - come lui stesso ama definirsi ospite questa sera del Fai Giovani di Belluno sulla piattaforma zoom (ore 20,45; prenotazione entro un'ora prima dell'evento: faiprenotazioni.fondoambiente.it) per parlare degli alberi monumentali della nostra provincia.
Quanti e dove sono gli alberi monumentali in provincia di Belluno? 
«Il Bellunese ospita molti alberi secolari e monumentali. Ve ne sono diversi nel paesaggio agreste e boschivo, altri piantati e quindi accuditi dall'uomo. Fra i primi ricordo gli splendidi pini della Foresta di Lerosa, sopra Cortina, fra i secondi la celebre sequoia di Faé, sopravvissuta al Vajont».
Quali caratteristiche deve avere e come si procede per classificare come monumentale una pianta?
«Anzitutto le dimensioni. Esistono leggi che dettano le misure minime di un albero perché possa essere considerato monumento della natura. Si presume che a certe minime dimensioni corrisponda un minimo di storia, anche se talvolta non ci sono documenti. In questi casi si stima un'età possibile e probabile, ma spesso a mio parere si opera per eccesso, mossi dall'entusiasmo».
Recentemente, dopo un'ondata di maltempo, gli alberi di Piazza dei Martiri è stata al centro di alcune polemiche, quando si è parlato di tagli. Quel filare può essere considerato monumentale?
«Laddove non è presente almeno un singolo albero monumentale diventa più difficile proteggere i filari. A mio avviso i cedri di Piazza dei Martiri sono un patrimonio da proteggere, ovviamente il maltempo rende fragili i nostri fratelli alberi, ma forse dovremmo cercare di proteggerli invece di limitarci a raderli al suolo e basta. Tocca al Comune. E in mancanza di un vincolo normativo quel che conta è la sensibilità dei politici di turno».
A Fisterre hanno tagliato un filare di alberi caratteristici in proprietà privata. Cosa si può fare in questi casi?
«Il privato ha una libertà condizionata: se esistono norme nazionali o locali che difendono la storicità di un alberi, un bosco o un filare il privato non è autorizzato a far quel che vuole, neppure in casa sua. Se non esistono vincoli è più difficile intervenire. Se un privato ha un albero monumentale riconosciuto in giardino non può tagliarlo come gli pare, tanto meno abbatterlo».
Cosa ha il Bellunese di particolare?
«Non farei paragoni. Di certo gode di una natura folgorante, di montagne, foreste rocce di grande valore oltre ad una gestione storica e oculata promossa dalle Regole: un'eredità notevole. Il turismo si concentra in alcuni punti e la popolazione, per quanto diffusa, è contenuta. Ingredienti che aiutano a preservarla».
Esiste a Belluno un albero monumentale unico?
«Anzitutto c'era una continuità forestale di valore, purtroppo Vaia l'ha compromessa. Ci sono diversi alberi conosciuti: il castagno Balech di Quero, i faggi e gli abeti del Cansiglio, il liriodendro di Casa Buzzati che però non è monumentale e i tassi di Dubiea. Ma come dice il caro Anacleto Boranga una particolarità bellunese è la presenza di carpenade, cuciture arboree disegnate nelle campagne, alberate a carpino bianco. Ve ne sono lungo il viale che unisce Feltre e la frazione di Cart, e di sontuose e spettacolari come a Villa Gaggia, alle porte del capoluogo. Il carpino veniva usato, soprattutto nel XVIII e nella prima metà del XIX secolo per i viali alberati, poiché in grado di subire decise potature, poi i gusti e le mode sono cambiati. Quelli rimasti nel Bellunese sono fra i meglio conservati».
Cosa ha significato Vaia per gli alberi monumentali?
«Anzitutto una profonda ferita, non soltanto forestale e abitativa e ancor prima della pandemia ha reso più fragili le nostre ipotetiche sicurezze. Ma superato il trauma, sistemate le case, diventa una opportunità per nuove scelte e una consapevolezza che prima non c'era».
Giovanni Santin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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