«Fabbri come Falcone per la giustizia»

Venerdì 24 Maggio 2019
«Fabbri come Falcone per la giustizia»
LA CERIMONIA
BELLUNO Ieri, giorno della strade di Capaci in cui morì Falcone, a Belluno si è ricordato un altro grande magistrato: Mario Fabbri, il giudice del Vajont. Deceduto lunedì 6 maggio scorso a Belluno è stato celebrato nel suo Tribunale, in via Segato, alla presenza di colleghi, amici, collaboratori e famigliari. La figlia Antonella ha ricordato quel giorno alla fine degli anni Ottanta, quando Falcone e suo papà si incontrarono e parlarono insieme in un convegno sulla legalità a Venezia. Due grandi, due destini che si sarebbero potuti avvicinare. Era il 1983 quando Fabbri, dopo la strage in cui morì il magistrato antimafia, Rocco Chinnici, disse: «Quasi quasi chiedo il trasferimento». Poi però la battaglia per la verità e la giustizia la ha terminata qui. Perché qui c'era bisogno di lui.
I RICORDI
Ad aprire la cerimonia di ieri, alla presenza delle autorità (il sindaco Jacopo Massaro, autorità militari e tanti magistrati) il toccante ricordo della collega di Fabbri, la presidente Antonella Coniglio che ha lavorato insieme al giudice. «Mario - ha detto la Coniglio - è stato il giudice del Vajont e questo suo incarico ha permeato tutta la sua vita professionale e forse anche personale. Era un magistrato completo, un punto di riferimento, un amico». La presidente ha ricordato che anche il trentennale del palazzo di giustizia, che si celebra in questi giorni, è legato a Fabio, che ha materialmente seguito il trasloco. Era il suo palazzo. Ha parlato poi il procuratore Paolo Luca: «Cercava di applicare il valore della costituzione scontrandosi con i poteri forti: non era facile indagare per un fatto come il Vajont senza piegarsi all'idea diffusa della catastrofe naturale. La forza del magistrato è stata quella di cercare, ostinatamente, le cause umane che c'erano. Oggi sono 27 anni dalla strage di Capaci: ovviamente sono esperienze diverse, però quello che segna Fabbri e Falcone è l'ostinazione nel perseguire i principi come tutela dei diritti e della giustizia sostanziale». Poi ha preso la parola l'ex procuratore Francesco Saverio Pavone che ha ricordato quando lo conobbe, nella vecchia sede. Infine il presidente dell'ordine degli avvocati, Mario Mazzucco: «Un esempio per tutti, ha avuto molto coraggio, perché era sostenuto dalla forza della legge e della giustizia».
Infine i ringraziamenti della figlia: «Aveva la capacità di guardare all'interno delle persone. Il magistrato è un ruolo su cui mio padre ha puntato tutta la sua esistenza ma è anche un valore, che va mantenuto e tramandato. Mio padre lo ha fatto con noi e con i suoi nipoti. Questa è la vera eredità che ci ha lasciato».
Olivia Bonetti
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