Droga al Piave: «Dai, fai in fretta ho mille clienti che la aspettano»

Venerdì 19 Aprile 2019
GLI INTERROGATORI
BELLUNO Si è avvalso della facoltà di non rispondere Nema Sherif Hadara, il 29enne finito in carcere assieme al 22enne Amadou Koma e al 35enne Lamine Faty. Gli altri due invece saranno sentiti oggi dal Giudice per le indagini preliminari di Treviso, dove sono finiti dopo l'ordine di arresto emesso a loro carico.
LE INTERCETTAZIONI
Sarebbero state proprio le intercettazioni a far capire alle forze dell'ordine che era il momento di intervenire e che i tre gestivano un giro già molto ampio: «Fai in fretta, ho mille clienti che aspettano». E' uno dei passaggi che traccia uno spaccato di quanto il trio si sentisse ormai affermato sulla Piazza. Addirittura i tre avevano la possibilità di vendere lo stupefacente a credito. La droga veniva acquistata sempre un po' per volta. Mai grandi quantità, per evitare problemi eccessivi. Negli ultimi tempi però l'approvvigionamento era diventato costante: due tre volte a settimana in treno o con l'auto di qualche cliente andavano a Padova ad acquistare hashish, marijuana e cocaina che mettevano nelle mani dei clienti, anche minorenni.
I MINORENNI
Proprio il fatto che vendessero a dei minori rende il reato ancor più grave. Il giudice per le indagini preliminari, nell'ordinanza che ha aperto per loro le porte del carcere, parla di una capacità di soddisfare le esigenze di approvvigionamento in tempo reale. Insomma, una sorta di supermarket della droga in riva al Piave.
Il magistrato si sofferma anche sull'area scelta specificando come l'area di Lambioi dopo la tempesta Vaia abbia rappresentato il punto di riferimento per i tre profughi. I due senegalesi, e un gambiano, fatturavano migliaia di euro permettendosi di vivere fingendosi dei rapper.
PERMESSO DI SOGGIORNO
Per tutti e tre ora il titolo per rimanere in Italia potrebbe decadere in fretta. Il trio infatti approfittava anche della protezione umanitaria e aveva trovato alloggio in alcune strutture per richiedenti asilo. Nonostante i controlli severi della Prefettura erano riusciti a portare all'interno anche dello stupefacente. Nella perquisizione i poliziotti hanno infatti scoperto la droga.
«E' stata un'attività dura - ha spiegato durante la conferenza stampa il capo della squadra mobile di Belluno, Vincenzo Zonno - ci siamo avvalsi anche di sistemi nuovi come Sari il sistema automatico di riconoscimento immagini utilizzato dalla polizia scientifica». Strumenti e costanza che, in attesa del processo, hanno permesso di assicurare alla giustizia i tre.
Andrea Zambenedetti
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