DOPO L'ALLUVIONE
La Cgil di Belluno analizza le conseguenze del ciclone Vaia,

Martedì 26 Febbraio 2019
DOPO L'ALLUVIONE La Cgil di Belluno analizza le conseguenze del ciclone Vaia,
DOPO L'ALLUVIONE
La Cgil di Belluno analizza le conseguenze del ciclone Vaia, che ha interessato il Bellunese gli scorsi 29 e 30 ottobre: «Quel disastro deve diventare un'opportunità per il nostro territorio». Ma come? Due i temi principali: utilizzare e sfruttare al massimo le professionalità dei 600 dipendenti di Veneto agricoltura e vigilare il più possibile affinché la grande opportunità di lavoro nella filiera del legno non si trasformi in una serie incontrollata di infortuni sul lavoro. Per la Cgil bisognerebbe pensare all'iscrizione obbligatoria all'albo delle aziende boschive, per esempio.
IL DOSSIER
L'analisi della Confederazione generale italiana del lavoro spazia a tutto tondo la problematica, sviscerandola in profondità: dallo spopolamento della montagna al valore della filiera del legno nel Bellunese. Il segretario provinciale Mauro De Carli e il collega Sebastiano Grosselle della Flai, la categoria che raggruppa i settori forestali, agricoli, panificazione e alimentaristi hanno presentato ieri un'analisi anche sulle opportunità che si potrebbero trarre da questa situazione. «Sembra triste che nessuno sappia trasformare il disastro in qualcosa di positivo», incalza il segretario De Carli, in termini di occupazione e a livello ambientale.
LA RICETTA
«La Cgil ha l'intento di sviluppare una piattaforma che, a partire da quell'evento, delinei una via d'uscita che riesca ad esprimere anche ricchezze», comincia Grosselle. Ovviamente, per prima cosa, c'è il ripristino ed il taglio dei 12mila ettari di bosco danneggiato, ma «ciò che critichiamo è il metodo della struttura commissariale che si è data un'unica meta, ad oggi: arrivare a liberare il bosco in un anno. Non può essere l'unico elemento. Abbiamo già avuto un decesso di un operaio, questo ci deve far drizzare le orecchie. Ci vuole una regia competente». La fretta di liberare il bosco genera anche un altro problema «nel mercato del legname». E si entra così, per la Cgil, in una «dinamica di svalutazione». La richiesta della Confederazione è che si parli della gestione del lavoro nel bosco, a partire dalle verifiche per arrivare all'accreditamento dei dipendenti delle aziende boschive, dai controlli sulla sicurezza alla necessità di avere una regia complessiva. Il rischio, come ha sottolineato Mauro De Carli è che «vista l'immediata offerta di lavoro ci sia un fai da te, che sarebbe preoccupante». Dal 1972 la competenza sulle foreste è in capo alla Regione: «che si utilizzi la struttura di Veneto agricoltura e quindi i Servizi forestali regionali, lì confluiti. Sono professionalità preziose», affermano Grosselle e De Carli. Ultima questione, intervenire sul mercato del legno, «affinché tutto il valore non se ne esca dal territorio». L'auspicio è «che il nostro territorio riesca a tenere nel Bellunese l'opportunità della filiera del legno».
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