Dopo 14 anni nessun colpevole per l'operaio morto in via Caffi

Sabato 10 Aprile 2021
ODISSEA GIUDIZIARIA
BELLUNO A distanza di 14 anni dal fatto è arrivata la terza assoluzione che si spera possa mettere fine a una storia che durava ormai da troppo tempo. Al centro del processo, la morte dell'operaio 29enne Florenc Plaku che il 4 aprile 2007, mentre stava lavorando nel cantiere dell'ex ospedale di Belluno, in via Caffi, cadde da un'altezza di 8 metri riportando dei traumi fatali. Alla sbarra c'era il collega Bledar Arapi, 37enne di origini albanesi difeso dall'avvocato Guido Galletti. Ieri mattina il giudice Coniglio l'ha assolto perché il fatto non sussiste. «Per lui è la fine di un incubo ha commentato il legale Conosceva bene Florenc e sono stati anni di sofferenza. Ieri, però, era felice».
I PROCESSI
Il pm Sandra Rossi aveva chiesto 2 anni di reclusione. Si trattava però di un processo bis. Nel primo, infatti, gli imputati erano l'imprenditore edile Dritan Arapi e Roberto De Cian, dell'impresa De Cian Albino. Il Tribunale di Belluno li aveva condannati rispettivamente a 12 e a 14 mesi di reclusione (entrambe le pene sospese). Ma la Corte d'Appello li aveva poi assolti. De Cian era finito a processo in quanto responsabile della sicurezza dell'impresa che aveva subappaltato i lavori alla ditta di Dritan Arapi. I giudici veneziani spiegarono che la competenza e l'autonomia del subappaltatore erano, a fronte del rispetto delle previsioni normative, gli elementi alla base della specificità del lavoro assegnato ad Arapi. Il primo fu assolto perché il fatto non sussiste, il secondo per non aver commesso il fatto. La Corte d'Appello, tuttavia, diede un'altra indicazione. Rinviò gli atti alla procura di Belluno per vagliare la posizione del preposto al cantiere, Bledar Arapi, che quel giorno dirigeva i lavori in assenza del titolare (il cugino già assolto Dritan Arapi). Svolte le indagini, il pubblico ministero Simone Marcon chiese il rinvio a giudizio di Bledar Arapi, poi accolto dal gup Vincenzo Sgubbi. Secondo la Procura l'imputato avrebbe omesso di controllare le modalità di esecuzione dei lavori edili, non vigilando affinché venissero effettuati in sicurezza. Un processo senza fine. Durante il dibattimento, ad esempio, l'avvocato Galletti si oppose alla richiesta del pm Rossi di acquisire le dichiarazioni rilasciate a verbale da due testimoni che si trovavano in paesi stranieri. La difesa dell'imputato, chiamando in causa anche la violazione dei diritti umani, invitò il giudice Coniglio a disporre le ricerche dei due operai albanesi che il 4 aprile del 2007 si trovavano nel cantiere assieme al 29enne albanese Florenc Plaku.
LA SENTENZA
Ieri mattina, in Tribunale a Belluno, è arrivata la fine anche di questo secondo processo. Il pubblico ministero Sandra Rossi ha chiesto due anni di reclusione per l'imputato. Mentre la difesa ha cercato di far leva su due punti: da una parte il difetto di prova della qualifica soggettiva, del Bledar Arapi, di preposto di fatto del titolare (non accolto dal giudice altrimenti avrebbe assolto l'imputato per non aver commesso il fatto); dall'altra la problematica sulla prevedibilità e sull'inevitabilità dell'evento in relazione a una manovra abnorme fatta dal dipendente. Il Tribunale l'ha assolto. «Tutta l'istruttoria, o quasi, si è concentrata sul ruolo di Bledar Arapi ha spiegato l'avvocato Guido Galletti E sul problema relativo all'abnormità della manovra adottata dal dipendente nell'esecuzione dei lavori. Leggeremo le motivazioni ma secondo me il giudice ha escluso il nesso causale tra l'evento del decesso e una rimproverabilità colposa nei confronti del datore di lavoro».
Davide Piol
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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