Denis sfida il Covid: «Apro il mio negozio»

Venerdì 27 Novembre 2020
Denis sfida il Covid: «Apro il mio negozio»
LA STORIA
BELLUNO Il suo sogno era quello di indossare, un giorno, la toga da avvocato. Per difendere chi quotidianamente subisce soprusi. E' diventato, invece, un bravo calzolaio. E, da una settimana, è il titolare di un nuovo negozio-laboratorio di calzature. Denis Messan, la tempo del Covid 19, va controcorrente. Con coraggio mostra sguardo lungo: apre un negozio, convinto che anche questa pandemia passerà. «Nella vita, se si è convinti, occorre un po' osare, occorre sperare che andrà meglio. Perché andrà meglio». Denis è camerunense. Ha 30 anni, una moglie conosciuta a Belluno, Irta, e una bellissima bambina di 3 anni, Emma, che va alla scuola materna di Sant'Antonio di Tortal. Perché, ora, con la famiglia vive a Trichiana, nel comune di Borgo Valbelluna.
LE RADICI
Nel suo Paese abitava a Limbe, città di 85mila abitanti che si trova a sud-ovest della capitale Yaoundè, con mamma Sarah, papà William e 9 fratelli. «Avevo 16 anni è il suo racconto - andavo a scuola e immaginavo di continuare sui libri all'Università, per laurearmi in legge e, quindi, fare l'avvocato. La mia famiglia non era povera, ma neppure benestante. Sta di fatto che mi arrangiavo dedicandomi alla mia passione, cioè la pelletteria. Lavoravo il cuoio, di pelle di mucca per lo più, visto che si trovava facilmente. Ne facevo infradito, ciabatte, cinture». Mentre il cuoio per le suole era oro, rappresentava un lusso: «Difatti, per le suole, usavo o vecchi copertoni di auto o il legno, caldissime le prime, rigide le seconde».
L'ARRIVO A BELLUNO
Quindi il salto, 13 anni fa: il viaggio verso Belluno con una storia tutta nuova da scrivere. «io fratello era già qui, viveva al Peron con la famiglia. Mi disse che una bottega stava cercando un apprendista calzolaio. Ho cominciato così a lavorare in questa città, a 17 anni, nel laboratorio Fuoridaipiedi, in piazza Piloni». A Belluno Denis, che è iscritto a Confartigianato Belluno, si trova a suo agio: «La gente qui riconosce quando lavori con passione e ti impegni, e la dedizione viene apprezzata».
LA DISCRIMINAZIONE
Denis sorride, adesso. Ma qualche rospetto lo ha dovuto buttare giù, soprattutto all'inizio: «C'è stato più di un cliente che, entrando in negozio e vedendo solo me, il calzolaio negro, usciva». Il tempo passa: dopo otto anni da apprendista Denis è diventato calzolaio vero, un artigiano che nel 2007 si è messo in proprio: «Con l'attività rilevata dalla famiglia con cui avevo iniziato a lavorare». Tant'è che il nuovo laboratorio-negozio, a Belluno in via Fratelli Rosselli, mantiene il nome di Fuoridaipiedi. Denis, che parla inglese, francese e il pidgin, dialetto della regione di cui è originario, nel retro bottega ha il laboratorio, anche per servizio sartoria, con le macchine da cucire specifiche per vari usi e il banco da finissaggio.
DOPPIA ATTIVITÀ
Ma se, da una parte, si dedica cambiare cerniere alle giacche, a riparare vecchi scarponi da montagna o la borsetta scucita, dall'altra è artista nel lavorare il pellame: «La soddisfazione, nel mio lavoro, sta nella possibilità di cercare la soluzione che ridà vita ad ogni articolo afferma, aggiungendo - lavorare la pelle è bellissimo, per esempio ho cambiato colore a dei divani ed ho creato panche da palestra in pelle». Denis ha 4 dipendenti una signora anche nel laboratorio di Trichiana e nel negozio, dove campeggia un vecchio bancone in legno, mette in mostra calzature da uomo e donna, pantofole di lana, classici scarponcini, anfibi, tronchetti, borse e cinture con un marchio di base (Geox). «Tutti articoli artigianali italiani» è la precisazione. A Belluno ora il camerunense ha la sua vita. Ma non può non pensare a ciò che accade nel Paese d'origine: «E' in corso una sorta di scontro tra filofrancesi e filoinglesi. Ci sono i separatisti che vorrebbero dividere il Camerun in due zone, in pratica è un guerra civile seppur non dichiarata ufficialmente».
Daniela De Donà
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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