Dagli artigiani 16 pagine agli eletti: «Anche noi vogliamo l'autonomia»

Sabato 17 Marzo 2018
Dagli artigiani 16 pagine agli eletti: «Anche noi vogliamo l'autonomia»
IL CONFRONTO
BELLUNO Autonomia, fisco, lavoro, turismo, energia e istruzione. Sedici pagine e una richiesta forte: fare squadra. Destinatari: tutti i parlamentari bellunesi, quelli usciti dalle une del 4 marzo ed entrati a Montecitorio e a Palazzo Madama. Mittenti: le piccole e medie imprese artigiane del territorio, quelle che pagano ogni giorno le difficoltà della burocrazia e del fisco, oltre al fatto di vivere e lavorare in salita, perché si trovano in montagna. La richiesta è stata consegnata ieri pomeriggio ai neoeletti, direttamente da Confartigianato Belluno e da Appia Cna Belluno, che insieme raggruppano tutte le aziende artigiane della provincia dolomitica. Ed è stata corredata da un documento che mette nero su bianco le esigenze e le proposte del mondo imprenditoriale.
IL DOCUMENTO
Pochi fogli, tante speranze. A cominciare da quella dell'autonomia, che «rappresenta lo strumento per la perequazione con i territori confinanti, nettamente avvantaggiati». Il documento consegnato ai parlamentari (D'Incà, Saviane, Badole, De Menech e Bond) punta l'attenzione sul fisco, sull'edilizia, sull'imprenditoria femminile, sul turismo e sull'istruzione. E chiede misure concrete, come una detrazione d'imposta per i territori bellunesi, una semplificazione della burocrazia, infrastrutture adeguate per cavalcare il turismo, agevolazioni per l'imprenditoria giovane (come ad esempio una no tax area per i primi quattro anni dall'avviamento dell'azienda in zone montane) e politiche di servizi per evitare lo spopolamento delle terre alte. Pronta la risposta dei parlamentari, che adesso sono chiamati a lavorare per il loro territorio. Il tempo della campagna elettorale è finito: i voti sono stati raccolti e il seggio a Roma è assicurato, con tutti gli annessi e connessi. «Si può e si deve fare squadra per il Bellunese» hanno detto tutti. La differenza dei punti di vista in questo momento non è un problema. Semmai, una divisione dei compiti. Difatti, Saviane e Badole puntano sull'autonomia, D'Incà e De Menech sulla lotta allo spopolamento e sulla dotazione infrastrutturale (banda larga in testa); Bond invece scommette sulla tenuta dei servizi in montagna.
LA PROPOSTA
Autonomia? Sburocratizzazione? Semplificazione? Tutto benissimo. Ma la proposta in più arriva dal Comelico e si chiama zona franca. A portarla all'attenzione dei nuovi deputati bellunesi è una giovane comeliana, Elisa Bergagnin, che ha elaborato un documento ad hoc. Cartellina consegnata a tutti i parlamentari. «Con una collega che ha un piccolo albergo ci siamo messe a tavolino a elaborare una proposta - ha spiegato Bergagnin -. Abbiamo visto che a Livigno c'erano gli stessi problemi della Val Comelico. Poi è stata introdotta la zona franca e l'economia è cambiata drasticamente. Anche la crisi demografica si è arrestata. Allora, perché non proporre la stessa cosa anche da noi?». La zona franca (o area extradoganale) prevede un perimetro particolare all'interno del quale non esistono Iva e accise. Effetti immediati sulla spesa al supermercato, sul pieno di benzina. E anche sul lavoro. «Oggi in Comelico manca completamente il lavoro e mancano le infrastrutture - ha detto Bergnagnin -. Abbiamo calcolato che l'esenzione dall'Iva, da sola, varrebbe 3 milioni di euro per la nostra zona e avrebbe ricadute importanti per il lavoro».
D. T.
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