Crac En&En: interrogatori in Procura

Martedì 26 Gennaio 2021
L'INCHIESTA
BELLUNO Sono arrivati i primi avvisi di interrogatori per i possibili strascichi, a livello penale, legati al fallimento di En&En, la società fondata nel 2002 da Confidustria Belluno Dolomiti, poi passata a gestione privata. È stata la storica protagonista della corsa all'«oro blu» della provincia di Belluno. Dopo il fallimento della società nel 2018, con un buco da 25 milioni di euro, è partita l'indagine conoscitiva del procuratore Paolo Luca, per accertare che non vi siano risvolti penali della vicenda. Il procuratore Luca ipotizza il leveraged buy - out (tradotto è acquisizione attraverso debito), una figura contrattuale che di per sé, non è un'operazione illecita né sotto il profilo civile né sotto quello penale, ma che può comunque residuare come condotta penalmente rilevante nel caso in cui si verifichi il fallimento della società risultante dalla fusione. In sostanza tale procedura consiste in una complessa serie di operazioni finanziarie volte all'acquisto di una società, mediante lo sfruttamento della capacità di indebitamento della società stessa. Una figura molto pericolosa perché aggiunge debiti in una società già indebitata per comperare le sue stesse quote. Gli interrogatori saranno fondamentali per capire se ci sono delle responsabilità.
LA STORIA
La «mission» della società che aveva sede in via Caffi, inizialmente, era utilizzare e valorizzare le risorse energetiche, con particolare attenzione alle fonti rinnovabili. L'intuizione quasi pionieristica, col passare degli anni, divenne una vera e propria attività d'impresa. Solo che le cose sono precipitate, per la società, fino alla fine il 27 marzo del 2018, dopo aver tentato la strada del concordato preventivo. Ed ora pende una spada di Damocle per i suoi amministratori.
I PROBLEMI
Difficile, per ora, conoscere i dettagli dell'inchiesta. I problemi, ad En&En cominciarono oltre una decina di anni fa, quando si consumarono guerre intestine all'interno dei soci di En&En. La più nota e i cui effetti (economici) pare siano arrivati fino a noi riguardava Valentino Vascellari (all'epoca presidente di Confindustria Belluno Dolomiti che non è coinvolto nell'inchiesta ndr), che nel Natale 2009 venne «sollevato» dalla presidenza En&En, ed estromesso dal consiglio di amministrazione societario dopo l'assemblea del 23 gennaio 2010. Qualche ora prima il giudice civile aveva respinto la richiesta di sequestro delle azioni di En&En, promossa dallo stesso Vascellari. Fu così che Angelo Caneve assunse la guida di En&En. Compariva tra gli undici firmatari di una sorta di richiesta di impeachment contro Vascellari. Alcuni anni più tardi un'altra tegola. Arrivò una causa civile di risarcimento danni intentata da una società di Bolzano che aveva acquistato due impianti idroelettrici sui torrenti Borsoia (in Alpago) e Biois (in Agordino). Le centraline, secondo gli altoatesini, sarebbero state messe in vendita a un prezzo maggiore rispetto al valore effettivo. Probabilmente per un errore di calcolo sul potenziale degli impianti o forse per l'andamento ondivago del mercato. Caneve si dimise a metà ottobre del 2016. La presidenza passò all'ingegnere Paolo Paoletti di Brescia.
Federica Fant
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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