VICENZA - Hanno incrociato le immagini registrate, i rilievi balistici, le testimonianze e le perizie mediche. Alla fine è un mix investigativo completo della rapina di Ponte di Nanto quello che ha portato ad archiviare la posizione del benzinaio Graziano Stacchio, che il 3 febbraio 2015 ha sparato e ucciso uno dei rapinatori che avevano dato l'assalto a una gioielleria adiacente al distributore dove stava lavorando. Il decreto del giudice Stefano Furlani ha accolto in pieno le richieste del procuratore Antonino Cappelleri e del sostituto Cristina Gava, sostenute anche dagli avvocati difensori Lino Roetta e Marco Dal Ben. Il giudice non ha considerato fondate, invece, le argomentazioni dell'avvocato Francesco Murgia, che assiste la famiglia di Albano Cassol, e che comunque non aveva depositato opposizione alla richiesta della Procura, limitandosi a presentare una memoria.
Troppo grande la sproporzione tra le armi usate dai banditi e da Stacchio. Quest'ultimo, dopo un primo colpo in aria, ha sparato per difendersi, quando i malviventi hanno scaricato contro di lui una gragnuola di 9 colpi di arma da guerra. La morte del nomade è stata causata anche dall'accidentalità di un proiettile che lo ha raggiunto all'arteria femorale. Sono queste le conclusioni dei Pm, che il giudice ha ritenuto pienamente condivisibili, disponendo l'archiviazione dell'inchiesta per eccesso colposo di legittima difesa. La sparatoria è durata 47 secondi. Stacchio dopo aver cercato di interrompere l'azione criminosa intimando e urlando ai rapinatori di andarsene, esplodeva un colpo in aria, con il proprio fucile, una carabina da caccia Mauser 8 x 57, legalmente detenuta. Dalle telecamere di sorveglianza si vede Cassol impugnare la pistola che estraeva dal giubbotto, guardando allarmato in direzione del distributore e il palo imbracciare e puntare il kalashnikov. Subito dopo la sparatoria e la fuga. Cassol veniva attinto in prossimità del ginocchio della gamba destra da un proiettile esploso da Stacchio, mentre era in procinto di mettersi alla guida dell'auto, dopo aver attraversato, armato, la linea del fuoco.
Il giudice condivide la tesi di Pm e difensori, ovvero la sussistenza di tutti i requisiti previsti per l'operatività della scriminante della legittima difesa: la necessità di Stacchio di difendere un diritto proprio e altrui dal pericolo attuale di un'offesa ingiusta, nonché la proporzione tra difesa e offesa. Era a rischio la sua vita, perché uno dei banditi aveva sparato a distanza ravvicinata, puntando ad altezza uomo verso la zona in cui Stacchio aveva trovato riparo, come dimostrano i segni di proiettili su una Fiat Panda e sulla parete della casa, a 10 centimetri dal punto ove si trovava Stacchio. Cassol impugnava nel frattempo una pistola Beretta calibro 9, a protezione del palo che sparava. La reazione difensiva dell'indagato risulta indubbiamente necessitata sostiene il pm, tenendo conto della diversità delle armi utilizzate nel conflitto a fuoco, dalla brevissima durata dello stesso e dal numero complessivo dei colpi esplosi (4 5 dal fucile Mauser di Stacchio e almeno 9 dal kalashnikov). Il benzinaio, come confermano i testimoni, si è trovato nella necessità di rispondere al fuoco nemico per salvare se stesso da un attacco armato potenzialmente letale.
La difesa è stata proporzionata all'offesa. Le due armi presentano caratteristiche e potenzialità difensive del tutto differenti, essendo il fucile mitragliatore kalashnikov arma da guerra dotata di doppia azione di sparo, automatica e semiautomatica, mentre il fucile Mauser in uso a Stacchio è arma a ripetizione ordinaria, da caricare manualmente dopo ogni sparo. I rapinatori, inoltre, spararono almeno 9 colpi, Stacchio 5, di cui uno in aria, tre diretti verso l'auto dei rapinatori ferma nel piazzale e il quarto verso l'auto in movimento. Il colpo che ha raggiunto l'arteria femorale di Cassol era diretto verso l'auto dei rapinatori, zona dalla quale proveniva il fuoco nemico. Per questo, scrive il giudice, Stacchio è incolpevole. Ha sparato per difendersi. E se l'è cavata per un soffio.
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Troppo grande la sproporzione tra le armi usate dai banditi e da Stacchio. Quest'ultimo, dopo un primo colpo in aria, ha sparato per difendersi, quando i malviventi hanno scaricato contro di lui una gragnuola di 9 colpi di arma da guerra. La morte del nomade è stata causata anche dall'accidentalità di un proiettile che lo ha raggiunto all'arteria femorale. Sono queste le conclusioni dei Pm, che il giudice ha ritenuto pienamente condivisibili, disponendo l'archiviazione dell'inchiesta per eccesso colposo di legittima difesa. La sparatoria è durata 47 secondi. Stacchio dopo aver cercato di interrompere l'azione criminosa intimando e urlando ai rapinatori di andarsene, esplodeva un colpo in aria, con il proprio fucile, una carabina da caccia Mauser 8 x 57, legalmente detenuta. Dalle telecamere di sorveglianza si vede Cassol impugnare la pistola che estraeva dal giubbotto, guardando allarmato in direzione del distributore e il palo imbracciare e puntare il kalashnikov. Subito dopo la sparatoria e la fuga. Cassol veniva attinto in prossimità del ginocchio della gamba destra da un proiettile esploso da Stacchio, mentre era in procinto di mettersi alla guida dell'auto, dopo aver attraversato, armato, la linea del fuoco.
Il giudice condivide la tesi di Pm e difensori, ovvero la sussistenza di tutti i requisiti previsti per l'operatività della scriminante della legittima difesa: la necessità di Stacchio di difendere un diritto proprio e altrui dal pericolo attuale di un'offesa ingiusta, nonché la proporzione tra difesa e offesa. Era a rischio la sua vita, perché uno dei banditi aveva sparato a distanza ravvicinata, puntando ad altezza uomo verso la zona in cui Stacchio aveva trovato riparo, come dimostrano i segni di proiettili su una Fiat Panda e sulla parete della casa, a 10 centimetri dal punto ove si trovava Stacchio. Cassol impugnava nel frattempo una pistola Beretta calibro 9, a protezione del palo che sparava. La reazione difensiva dell'indagato risulta indubbiamente necessitata sostiene il pm, tenendo conto della diversità delle armi utilizzate nel conflitto a fuoco, dalla brevissima durata dello stesso e dal numero complessivo dei colpi esplosi (4 5 dal fucile Mauser di Stacchio e almeno 9 dal kalashnikov). Il benzinaio, come confermano i testimoni, si è trovato nella necessità di rispondere al fuoco nemico per salvare se stesso da un attacco armato potenzialmente letale.
La difesa è stata proporzionata all'offesa. Le due armi presentano caratteristiche e potenzialità difensive del tutto differenti, essendo il fucile mitragliatore kalashnikov arma da guerra dotata di doppia azione di sparo, automatica e semiautomatica, mentre il fucile Mauser in uso a Stacchio è arma a ripetizione ordinaria, da caricare manualmente dopo ogni sparo. I rapinatori, inoltre, spararono almeno 9 colpi, Stacchio 5, di cui uno in aria, tre diretti verso l'auto dei rapinatori ferma nel piazzale e il quarto verso l'auto in movimento. Il colpo che ha raggiunto l'arteria femorale di Cassol era diretto verso l'auto dei rapinatori, zona dalla quale proveniva il fuoco nemico. Per questo, scrive il giudice, Stacchio è incolpevole. Ha sparato per difendersi. E se l'è cavata per un soffio.
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