«Centro diurno per disabili, l'orario è stato dimezzato»

Sabato 19 Settembre 2020
L'APPELLO
BELLUNO «Dove mettiamo i nostri figli quando non vanno a scuola? Vogliamo che tornino a vivere la loro quotidianità». Sono disperate le famiglie bellunesi dei ragazzi disabili che frequentano il Centro diurno Noialtri di Borgovalbelluna a Mel. E il motivo è semplice. Dopo il lockdown, a causa delle rigide norme imposte dal Governo per il contenimento dei contagi da Covid-19, l'Usl 1 Dolomiti ha quasi dimezzato il servizio offerto dalla struttura. Questo significa che gli ospiti possono accedervi solo a giorni alterni. Stando al racconto di chi ha vissuto il cambiamento sulla propria pelle, cioè le persone che per anni hanno accompagnato figli, zii o cugini al Centro, il Covid non sarebbe la vera causa del disagio. Il problema sono gli spazi, inadeguati per il mantenimento delle distanze in caso di capienza totale. «Le direttive regionali hanno previsto due metri di distanza tra una persona e l'altra, non ore in meno di servizio». Franco Dalle Grave è il portavoce delle famiglie che frequentano il Centro. Insieme a loro, ha scritto una lunga lettera indirizzata all'azienda sanitaria per sollevare il problema. «È ovvio che l'Usl, avendo dei locali ristretti e comunque inadeguati anche in tempi normali, non può garantire i due metri previsti dalla Regione spiega Quindi ha diviso i ragazzi in due gruppi e dimezzato il servizio». Franco Dalle Grave parla di ragazzi ma, in realtà, il centro ospita venti persone che vanno dai 18 ai 60 anni. Prima dell'emergenza sanitaria l'accesso alla struttura, gestita dalla Cooperativa Porta Aperta, era garantito dalle 8.30 alle 15.30, dal lunedì al venerdì. Poi tutto è cambiato. È colpa del Covid? «Sì e no continua Dalle Grave Noi siamo soddisfatti di come lavora la Cooperativa ma gli spazi sono inadeguati e possono contenere solo dieci ospiti al giorno. Morale della favola: portiamo i ragazzi a giorni alterni». Ed è qui che nasce il vero disagio. La maggior parte dei genitori, infatti, lavora tutti i giorni e, spesso, non sa a chi affidare il figlio quando è costretto a stare a casa. «Li portiamo dai nonni? Chiamiamo una babysitter? chiede in moto retorico Dalle Grave I nostri figli sono complicati. Hanno le loro esigenze. Occorrono delle persone con esperienza».
L'USL DOLOMITI
La risposta dell'Usl 1 Dolomiti è stata immediata. «Siamo disponibili a incontrare le famiglie degli ospiti del Centro diurno di Mel per trovare soluzioni alle criticità segnalate fa sapere l'azienda sanitaria - nel comune interesse di garantire un servizio adeguato. La struttura ha comunque messo in atto quanto previsto dalle linee guida sui centri diurni per persone con disabilità inerenti l'emergenza Covid. Sono stati creati quattro gruppi di utenti che frequentano il Centro a giorni alterni, in modo da garantire a tutti in modo sicuro le stesse possibilità di frequenza». E conclude: «Abbiamo chiesto alla Cooperativa di attivare interventi di educativa a domicilio nei giorni di non frequenza. La direzione del distretto di Feltre è a disposizione delle famiglie, con lo spirito di costruttiva collaborazione e condivisione». Semmai avverrà, sarà un incontro complicato. «Cosa serve che ci dicano quello che sappiamo già? conclude Dalle Grave è vero: viene l'operatrice una volta al giorno ma solo un'ora. E il resto del tempo? Non possiamo andare avanti in questo modo». Una soluzione potrebbe essere quella di cambiare la sede del Centro. Un'altra di allargare gli spazi della struttura esistente. In un modo o nell'altro occorre fare presto. Lo chiedono le famiglie di venti ragazzi che «vogliono tornare a vivere la loro quotidianità». (D.P.)
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