Centro animali selvatici, la petizione a quota 50mila firme

Giovedì 5 Agosto 2021
LA PETIZIONE
BELLUNO Si avvicina, in poche settimane, a quota 50 mila firme la petizione lanciata su Facebook per chiedere la riapertura del Cras (il centro di ricovero degli animali selvatici) della provincia di Belluno. Un Cras chiedono i firmatari «con presenza di personale adeguatamente preparato che lavori all'interno e di un servizio di pronto soccorso per gli animali selvatici vittime di incidenti ventiquattr'ore su ventiquattro, nel rispetto delle leggi vigenti e del diritto alla vita e alle cure per ogni essere vivente». La petizione era partita sulla scia dell'emozione suscitata da un fatto di cronaca accaduto poche settimane fa in comune di Sedico: una giovane volpe era stata trovata agonizzante ai bordi della strada regionale 203 Agordina nei pressi del parcheggio per accedere al rifugio Bianchet. Un veterinario dopo averla visitata, l'aveva trovata debilitata e stremata ed aveva affermato che aveva la rogna ritenendo necessario procedere all'abbattimento. «Non è pensabile che alcune province del Veneto come Venezia, Padova e appunto Belluno, siano sprovviste di un Cras» avevano subito lamentato quanti facevano parte del gruppo Fb che aveva segnalato la vicenda. Ed era partita, appunto questa petizione che segnala anzitutto come la provincia di Belluno sia un territorio ricchissimo di animali selvatici di ogni specie, patrimonio indisponibile dello Stato.
«IL NOSTRO TESORO»
«Un patrimonio si legge nel testo firmato da 50 mila persone - che non sembra meritevole dell'interesse della Regione Veneto e della Provincia stessa. Mancano infatti le strutture fondamentali per il recupero e le cure: i Cras previsti dalla normativa ed il servizio di soccorso ai selvatici vittime di incidenti negli orari serali e notturni. Strutture un tempo presenti». La petizione evidenzia come i cittadini bellunesi siano stanchi di vedere caprioli, volpi, tassi, ricci, lepri, rapaci, costretti ad ore di sofferenza sull'asfalto o al limitare del bosco a causa delle mancanze degli organi preposti alla tutela, e di dover «chiamare invano personale debitamente pagato per eseguire interventi, che non vengono effettuati». «Gli animali selvatici sostengono i firmatari - sono parte dell'ambiente in cui viviamo, bellezza, ricchezza e fascino del bosco, dei prati su cui li vediamo muoversi. La tutela degli animali selvatici si profila in linea con le direttive Ce sulla tutela della biodiversità».
NODO PERSONALE
Di qui, appunto, la richiesta della riapertura dei Cras, con presenza di personale adeguatamente preparato che lavori all'interno e di un servizio di pronto soccorso per gli animali selvatici vittime di incidenti. «Chi pratica la caccia aveva spiegato un'amica di questi animali segnalando l'episodio della morte della volpe - trova accesso alle casse regionali. I Cras invece hanno scarso riconoscimento per quanto esercitino un enorme lavoro di presidio e di salvaguardia nei confronti della fauna costantemente messa a rischio».
Egidio Pasuch
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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