Cento anni di Schiara: su in notturna

Domenica 20 Settembre 2020
Cento anni di Schiara: su in notturna
L'INIZIATIVA
BELLUNO Un scia di luce sulla montagna dei bellunesi. Cento fiaccole hanno seguito le corde che portano in cima alla via ferrata Zacchi. Perché la memoria vale. Ed è importante ricordare il secolo trascorso dalla prima ascensione alla parete della Schiara, un'icona per la città capoluogo. L'impresa venne firmata a suo tempo dal colonnello Luigi Zacchi e dall'alpino Giovanni Olivotto. Ieri, alla commemorazione della salita che si è tenuta al rifugio Settimo Alpini, non ha nascosto l'emozione il presidente della sezione di Belluno del Cai, Paolo Barp: «C'è di che commuoversi nell'assistere all'entusiasmo che si è creato intorno all'idea, anche se non nascondo che ho avuto il mio velo di apprensione visto che salire al buio una parete impegnativa come quella della Schiara non è da tutti. Una, nelle Dolomiti, delle più belle e difficili ferrate dato che supera una parete di 800 metri con passaggi di primo e secondo grado». Certo è che i trenta alpinisti che si sono offerti di partecipare all'iniziativa sono di vaglia, alcuni fanno parte del Cai da anni, altri sono in forze al Soccorso Alpino, alcuni sono soci Cai e contemporaneamente volontari del Soccorso. A loro si sono uniti i Cinghialotti di Bolzano bellunese, grandi conoscitori della Schiara. «Tutti hanno la forza di un curriculum importante e la simbiosi tra i gruppi è forte afferma Barp che ieri ha portato i suoi complimenti ai partenti sono loro i veri protagonisti di questa rinnovata impresa, ragazzi che rappresentano l'espressione massima dell'alpinismo, in un intreccio tra Scuola di alpinismo del Cai e Soccorso alpino. Ho assistito, ieri, al semplice piacere di ritrovarsi tra persone che sono il meglio dell'alpinismo».
TEMPO INCERTO
Vedendo la parte coperta da nubi, quindi, il presidente si è lasciato andare ad un augurio: «Speriamo che il tenente Zacchi e Olivotto, con i primi ripetitori della salita, Sperti e Viel, entro le 21 soffino via la nebbia». Nella cerimonia Barp, infine, ha raccomandato prudenza agli alpinisti («perchè ora vi muoverete in un ambiente severo»). Poi, fiaccole nello zaino e su. Verso il Porton e l'attacco della ferrata Zacchi. Verso la quale il presidente mostra affetto: «Ci sono salito la prima volta con un mio compagno di classe, Gigi Dal Pozzo (fortissimo alpinista morto, per malattia, nel 2012 ndr)» Avevano 18 anni, frequentavano la ragioneria, al Calvi. E non andarono in gita scolastica, preferendo una due giorni sulla Schiara.
L'APPUNTAMENTO
Ieri pomeriggio il ritrovo era fissato per le 16.30 al rifugio Settimo Alpini. Con Rinaldo Dell'Eva, istruttore nazionale di alpinismo, accanto al presidente Barp, a fare la conta e a coordinare la salita insieme a Dino De Bona, responsabile della Scuola di alpinismo del Cai Belluno. «Due fiaccole sono state posizionate al Porton, altre lungo le corde fisse della ferrata, sulla cengia che va verso il bivacco Dalla Bernardina - è la precisazione terminata la salita ripuliremo e ripristineremo al meglio il percorso, nulla sarà lasciato in parete». Va ricordato che l'area di Schiara e Pelf è all'interno del Parco delle Dolomiti bellunesi.
L'APPRENSIONE
E' stata, quindi, la Schiara delle grandi occasioni ad essersi messa in mostra in questo scorcio di fine stagione. Con la festa per Zacchi & company che ha avuto un' appendice, con una fiaccola che ha fatto splendere la Gusela del Vescovà: a portarla in cima due rocciatori del gruppo Cinghialotti di Bolzano bellunese, uno dei quali è pronipote di Genio Pol, il primo salitore bellunese della Gusela.
IL SETTIMO CHIUDE LA STAGIONE
Con questa iniziativa chiude porte e finestre il rifugio gestito da Lara Forcellini: «Sono super felice, sono in mezzo a tanta gente che ama la montagna e che si è data da fare per ridare vita ad una salita storica, visto che cento anni non sono pochi», è il suo commento a caldo. Con una chiusa a proposito della stagione quella 2020 caratterizzata dal Covid-19 - che va in naftalina: «Iniziative come questa dei Cinghialotti, Cai e Soccorso Alpino ci danno coraggio, perché noi rifugisti ci stiamo pagando le spese solo con i fine settimana, dal momento che sono mancati i passaggi degli stranieri».
Daniela De Donà
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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