Caso vaccini: «Presidi senza dolo»

Mercoledì 30 Settembre 2020
Caso vaccini: «Presidi senza dolo»
L'INDAGINE
BELLUNO Sono state archiviate le posizioni dei 31 presidi bellunesi indagati per rifiuto di atti d'ufficio. La maxi inchiesta, avviata un anno e mezzo fa dal procuratore capo Paolo Luca per accertare che le scuole e gli asili si fossero comportati in modo corretto, tra le altre cose nel segnalare all'Usl 1 Dolomiti i bambini non vaccinati, è sfumata. La motivazione non dipende dal fatto che non siano state trovate irregolarità. Tutt'altro.
LE IRREGOLARITÀ
La Procura ha accertato gravi omissioni da parte dei dirigenti scolastici. Eppure ha chiesto l'archiviazione di tutte e 31 le posizioni. Da una lato perché ci sarebbe stata negligenza e non dolo da parte degli indagati. E questo è già sufficiente a far cadere il reato di rifiuto di atti d'ufficio. Dall'altro perché si sono dovuti scontrare con una normativa non sempre chiara e quindi di difficile interpretazione. Le vaccinazioni obbligatorie e gratuite, per bambini e ragazzi da 0 a 16 anni, sono dieci e servono come protezione da poliomielite, difterite, tetano, epatite b, pertosse, haemophilius influenzale tipo b, morbillo, rosolia, parotite, varicella. L'ha stabilito il Decreto legge numero 73 del 7 giugno 2017. Ci sono altri quattro vaccini gratuiti, ma non obbligatori, contro il meningococco b, meningococco c, pneumococco e rotavirus. Un altro Decreto, il 297 del 1997, stabiliva che i bambini potevano accedere alla scuola dell'infanzia solo se presentavano la certificazione delle vaccinazioni effettuate. A partire dall'anno scolastico 2019-2020, quindi fuori dal periodo preso in considerazione dall'inchiesta della Procura, è stata introdotta una semplificazione.
IL RUOLO DELL'ASL
Le Aziende sanitarie, ricevuto dalle scuole l'elenco degli iscritti fino ai 16 anni di età, devono segnalare coloro che non sono in regola con gli adempimenti vaccinali. Questo passaggio ha liberato le istituzioni scolastiche dall'obbligo di acquisire direttamente dai genitori di bambini e ragazzi le varie certificazioni. Fino all'anno scolastico 2018-2019 il compito spettava invece alla scuola. L'avvenuta esecuzione delle vaccinazioni poteva essere dimostrata dai genitori mediante dichiarazione sostitutiva. Oppure poteva essere presentata documentazione idonea comprovante l'assolvimento dell'obbligo vaccinale o prodotta copia della formale richiesta di vaccinazione presentata all'Usl competente, essendo consentito di eseguire la vaccinazione entro la fine dell'anno scolastico di riferimento. La mancata presentazione di questi documenti doveva essere segnalata all'Azienda sanitaria dai dirigenti scolastici. Le indagini hanno permesso di accertare tre gravi omissioni da parte degli indagati. In alcuni casi non hanno escluso dagli asili i bambini non in regola con gli adempimenti vaccinali. Avrebbero dovuto farlo fino al momento della presentazione dei documenti idonei a dimostrare la loro regolarità. In altri, non hanno segnalato all'Usl 1 Dolomiti gli studenti della scuola primaria che non avevano eseguito le vaccinazioni obbligatorie, impedendo così anche l'avvio dell'iter sanzionatorio previsto dalla legge. In altri ancora non hanno verificato la veridicità delle dichiarazioni sostitutive consegnate dai genitori dei ragazzi. Tutte le evidenze emerse nelle indagini sembravano portare alla configurazione del reato di rifiuto di atti d'ufficio.
LA SVOLTA
Ma c'è un però: un cavillo giuridico che ha smontato l'accusa. «Il reato si legge nella richiesta di archiviazione del procuratore Paolo Luca non sanziona penalmente la generica negligenza o la scarsa sensibilità istituzionale del pubblico ufficiale, ma il rifiuto consapevole di atti da adottarsi senza ritardo per la tutela di beni pubblici, rispetto i quali sono state conferite proprio quelle funzioni». In altre parole i dirigenti scolastici avrebbero dovuto avere chiara coscienza del reato che stavano commettendo e la volontà di realizzarlo. Passaggio che, secondo il procuratore, non è avvenuto. «Le accertate omissioni scrive poi devono essere ricondotte nell'ambito della generica negligenza, favorita da una normativa non chiarissima nella definizione degli ambiti di rispettiva responsabilità dei dirigenti scolastici da un lato e delle autorità sanitarie dall'altro».
Davide Piol
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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