Cantieri in odore di mafia: la parola a chi l'ha sconfitta

Mercoledì 19 Giugno 2019
L'INCONTRO
BELLUNO Metti Mauro Esposito, architetto ed ingegnere forense di Torino, il cadorino don Luigi Ciotti e Confindustria Belluno Dolomiti. Tutti lancia in resta in nome della legalità. Anche se non è facile averla vinta con le astuzie e violenze mafiose. Stasera Esposito racconterà la sua esperienza, infilata nel libro Le mie due guerre. Ho denunciato la ndrangheta. Ho combattuto da solo. Ho vinto (ore 18, a Villa Doglioni Dalmas, sede di Confindustria). In linea, decisa a tirare giù la saracinesca ad infiltrazioni mafiose, è la presidente Lorraine Berton: «Perchè senza legalità non ci sono innovazione, inclusione, sostenibilità».
A giorni si saprà se nel 2026 Cortina, con Milano, sarà sede olimpica: secondo lei, Esposito, a cosa da subito bisognerà stare attenti?
«A chi si aggiudicherà gli appalti per la costruzione dei siti. Senza fermarsi alla certificazione antimafia, perché la ottengono tutti. La verifica documentale è sempre a posto. Basta costituire una nuova società e si hanno in mano nuovi requisiti. Occorre, invece, guardare dietro alla società madre. Gli affiliati, infatti, stanno tra i cottimisti, tra gli artigiani».
Soluzione pratica?
«Compiere sopralluoghi settimanali nei cantieri, con verifiche sistematiche e continue. Chiedendo carte d'identità di ogni singolo oepratore, accertando la presenza fisica delle persone che hanno vinto la gara d'appalto. Una spa o una srl è una scatola vuota che demanda a satelliti del malaffare, a piccole imprese collegate. Così le mafie arrivano attraverso le maestranze».
I controlli costano, però...
«Ma meno di quanto poi costano le indagini, con le varie ricadute sociali. Non si genererebbe il fenomeno del riciclaggio, per cui lo Stato, è evidente, ci perde».
La sua esperienza sul campo riguarda il Nord Ovest. E da noi?
«Il vostro è un territorio laborioso dove circola denaro. Ma mi fido dell'imprenditorialità del Nord Est, così come di quella di Milano. Tanto più se, in ottica Giochi olimpici, si metterà in atto questa procedura. Basta dire chiaro nel bando: se ti becco ti mando via».
La provincia di Belluno, che assomiglia alla sua montagna piemontese, vive il problema dello spopolamento. Le Olimpiadi invernali del 2006 sono state efficaci in tal senso?
«Molti centri sono rinati a livello di frequentazione e servizi. C'è stata una visibilità internazionale che ancora oggi viene sfruttato nel rilancio. Tanto per dire: oggi nelle valli olimpiche mancano 12mila posti letto rispetto alla richiesta».
Lei, per fronteggiare la 'ndrangheta, si è ritrovato con tutti i beni pignorati, nell'impossibilità di lavorare, con la paura di vendette anche sui familiari. A porgerle la mano furono Legalità Organizzata e, soprattutto Libera. Che dire di don Ciotti?
«Mi ha salvato. Una grande persona, senza di lui non sarei stato in grado di recuperare la mia vita. Avevo denunciato la malavita organizzata, ma oltre alla ndrangheta mi trovai come nemico anche lo Stato. Don Luigi, invece, non mi abbandonò». Daniela De Donà
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