Caccia: la battaglia è fuori dall'aula

Giovedì 24 Settembre 2020
Caccia: la battaglia è fuori dall'aula
IL CASO
BELLUNO Ricorso al Tar contro il calendario venatorio della provincia di Belluno: i ricorrenti rinunciano alla discussione e la sospensiva quindi non ci sarà (come già era chiaro dopo la decisione del 4 settembre scorso). Ma gli animalisti non ghanno rinunciato a manifestare contro la posizione di principio. Ieri mattina, infatti, si è tenuto un presidio di vari militanti animalisti nei pressi del Tribunale amministrativo del Veneto, dove veniva discusso il ricorso presentato dall'avvocato Maria Caburazzi, per conto dell'Aidaa (Associazione italiana per la difesa degli animali e dell'ambiente), contro l'abbattimento deciso dalla Provincia di Belluno degli ungulati, in particolare cervi maschi e femmine con i loro piccoli, che dovrebbe avvenire dal 14 ottobre al 31 gennaio. Si calcola un numero che supera le 3mila unità, «con il pretesto di  evitare danni all'agricoltura e di un riequilibrio (sulla base della conta degli stessi cacciatori). Una strage inaccettabile in particolare dei più indifesi, i cuccioli fanno sapere i manifestanti - . Si ricorda peraltro che il piano faunistico venatorio della Regione Veneto è ancora fermo a quello del 2007, quando la legge nazionale 157/92 ne prevede il rinnovo ogni cinque anni. Anche quello della stessa Provincia di Belluno è scaduto. Il Presidente del Tribunale ha autorizzato la successiva presentazione dei motivi aggiunti da parte dell'avvocato Caburazzi, sulla base della documentazione prodotta dalla Provincia di Belluno. La mobilitazione continua».
L'UDIENZA
Nel frattempo però sono i fatti a parlare. Ovvero la piena validità del calendario venatorio della Provincia di Belluno e la legittimità della prosecuzione della caccia. È quanto emerge dal Tar di Venezia, dove ieri mattina, davanti alla Prima Sezione, si è tenuta l'udienza per la discussione della sospensiva sul calendario venatorio integrativo provinciale (assunto con atto del presidente 104 del 14 luglio 2020). Presenti l'avvocato Maria Caburazzi per la ricorrente Aidaa (associazione italiana difesa animali e ambiente), l'avvocato Emma Pierobon per la Provincia di Belluno e il legale incaricato dalla Coldiretti Belluno che si è costituita ad opponendum rispetto alla parte ricorrente, quindi in sostegno alla Provincia. I ricorrenti hanno rinunciato a discutere la sospensiva, riservandosi di proporre motivi aggiunti più avanti. Una decisione, quella del Tar di ieri, quasi scontata dopo la decisione presa lo scorso 4 settembre, in cui il Tribunale aveva riammesso la possibilità di cacciare i cervi nella zona delle Alpi anche nel periodo di pre apertura. Con decreto della presidente Maddalena Filippi, la Prima sezione del Tar aveva revocato la sospensiva emessa lo scorso 28 agosto nei confronti del calendario venatorio adottato della Provincia di Belluno, nell'ambito della delega regionale, in merito alla caccia agli ungulati per il periodo 16 agosto-14 settembre. Sul punto era intervenuto anche l'assessore regionale alla Caccia e Pesca, Giuseppe Pan: «Di fatto il giudice amministrativo ha fatto marcia indietro rispetto alla precedente decisione cautelare».
LE RAGIONI
Nel respingere il ricorso presentato dall'Associazione difesa animali e ambiente la prima sezione del Tribunale amministrativo regionale evidenziava come l'Ispra consideri ordinariamente consentita la caccia ai maschi di cervo e definisca accettabile la caccia alle femmine e ai piccoli nel periodo di preapertura della stagione venatoria, tenuto conto della consistenza delle popolazioni di ungulati e dei piani di abbattimento del cervo in provincia di Belluno. Coldiretti Belluno commenta: «Il piano gestionale adottato dalla Provincia rientra nelle linee nazionali dell'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca in tema di ambiente, ndr) di cui anche il giudice riconosce la fondatezza. Il parere legale ammette la inammissibilità e infondatezza di quanto sollevato dal gruppo Aidaa». L'associazione dei coltivatori diretti va avanti per la sua strada. E continua a denunciare il problema: «La presenza in sovrannumero degli ungulati nel territorio bellunese è una questione irrisolta. Sia in montagna sia nelle aree collinari il proliferare di fauna selvatica mette a rischio non solo le colture agrarie, ma anche la sicurezza di turisti e cittadini».
Federica Fant
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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